Classici – Sono un mistero, nota
Spengler in uno degli appunti autobiografici (“A me stesso”, fr. 84): “Mi diventa
sempre più chiaro che uno dei misteri più profondi dell’anima occidentale - forse la sua chiave – è rappresentato da
questo ingiusto amore per il mondo classico.”. Amore insensato: “Quale altra
civiltà ha mai sperimentato qualcosa
di simile? E ciò che amiamo è solo l’antichità
classica, non l’Egitto, non l’India. Anzi, per essere giusti
non è nemmeno l’antichità classica, bensì una sua falsa immagine che abbiamo
composto con tutto ciò di cui noi
siamo privi. Dell’antica plebe ci facciamo un’immagine magnifica, mentre la plebe
delle nostre metropoli ci disgusta. Ulisse, lo yankee e l’impostore, e Morgan,
Cesare e Rhodes, Alcibiade e Oscar Wilde”.
Critica – Si continua a vedere film
e scorrere libri su indicazione dei critici senza trovare niente, o poco meno
di niente, di quello che si è letto. Specie le indicazioni di “Sette”, “Robinson”,
“Venerdì di Repubblica” – quelli del “Sole 24 Ore” la domenica invece in genere
coincidono. I libri di Saviano come “L’Arminuta” o ora le Fresserinnen di Postorino. O il film su Paul Getty, “Tutti i soldi
del mondo”, quello di Özpetek su Napoli, “L’ora più buia” su Churchill. Magari
più belli - affascinanti, divertenti,
accattivanti – ma per ragioni diverse, indiscutibilmente
diverse. Che film vedono i critici, che libri leggono? O non li vedono e non li
leggono, e la critica è fatta dal press
agent e promotori?
Donna genitale – È in Musil, “Ribellione al
maschio”, uno dei frammenti di “Parafrasi”, 131, “il concetto genitale
«donna»”(“Genetalbefgriff ‘Weib’”).
Di fatto, la donna come proiezione del maschio – di Bisio nel film di Genovesi,
“Ma che bella sorpresa”: “Una donna quale appunto abbisogna ai miei nervi
eccitati, cioè una donna che non dica nulla, non faccia nulla, non sembri nulla
tranne quel che è pertinente a questi nervi. Alla quale non abbia bisogno di
spiegare per bene che cosa mi interessa ma che sia stata in un certo modo finora
una parte di me”: Una filiazione, una che “sprizzi compiuta dal mio capo come a
suo tempo Pallade Atena”. :
Lutero – Annesso abusivamente da Streicher e Hitler, ma non per
questo meno antisemita. Joseph Roth lo
apparenta in più punti a Hitler. Come traccia di studio, ma con più verità storica
dicendolo “l’unico elefante della storia nel negozio di porcellane” (“Tutti
senza passaporto,”, 1934, in “Autodafé dello spirito”): “Il suo successore o,
per meglio dire, uno dei suoi successori, nel negozio di porcellane, è Adolf
Hitler”. In effetti, appena celebrato come un partigiano e un combattente per la
libertà, Lutero era intollerante al massimo grado. “Quando Hitler arrivò al
potere e la sua opera ‘Mein Kampf’ veniva lodata da tutte le lingue devote”,
insiste Roth successivamente, 1937, nel saggio “Emigration” anch’esso compreso
in “Autodafé dello spirito”, “il paragone Hitler-Lutero era quasi di uso
corrente”. Non dice di più, non si nasconde che il paragone è azzardato:”Non
dobbiamo qui analizzare la verità profonda di questo paragone”. Ma personalmente
sicuro: “All’autore di queste righe sembra in effetti che il neopaganesimo di
Hitler sia connesso alla tesi di Wittemberg e che senza questa sarebbe
impensabile”.
Occidente
–
“Il genio dell’Occidente è il risultato di lotte e battaglie (Beethoven), il
genio antico che «rifiorisce»”, O.Spengler, “A me stesso”, fr. 84. L’Occidente è “classico”.
Poe – Oswald Spengler non amava Poe, e non
si spiegava che Baudelaire lo amasse tanto. Se non per questa ragione:”Ha scambiato
una vuota speculazione sui nervi (Poe è
l’inventore del romanzo poliziesco, d’appendice e criminale) per hashish: ha
scambiato il cocktail per un Borgogna”. L’hashish dunque come il Borgogna,
pregiato.
Ma anche “l’inventore del romanzo
poliziesco, d’appendice e criminale” non è da poco.
Poeti – Solo fra loro possono
amare. Solo un poeta può fare coppia con una poetessa, e viceversa. Così Musil
nei “Diari”, dicendolo “ideale dei romantici e delle loro donne”: “I poeti fra
due mondi non hanno un punto di appoggio. Solo una poetessa può diventare la
donna di un poeta, perché ha la stessa malattia di lui. Così si insegnano reciprocamente a non
sentirla”. Se lei è, per esempio, una musicista, “dunque una semplice
dilettante come scrittrice, si tormenteranno invano per trovare insieme la
felicità”.
Poeti di strada – Che “in Germania i poeti
non hanno mai avuto un ruolo così importante come in Francia” Joseph Roth
deduceva da un fatto preciso: “Non si vede pressoché nessuna strada portare il
nome di un poeta… Esiste una via Kleist a Berlino, ma è inteso il generale
Kleist, e non l’unico genio letterario che la Prussia abbia prodotto”.
Neanche in Inghilterra e negli Usa, in
effetti: quindi nel ceppo sassone? In Italia invece i riferimenti sono
numerosi, tra Carducci e D’Annunzio, i più gettonati, e Manzoni, Leopardi, etc.
– come in Spagna.
Traduzione – Della poesia è come dice Valéry: “I più bei versi del mondo
sono insignificanti o insensati, una volta rotto il loro movimento armonico e
alterata la loro sostanza sonora”.
Trumperie – Letto alla francese, è il
genere del momento: a chi le racconta più grosse. Ora il famigerato Michael Wolff
con “Fire and Fury”, niente meno, fuoco e furia. Cui “l’Espresso” e Matelli fanno
un monumento, prendendolo in giro.
Un genere inesauribile, la gara a chi le
racconta più grosse. Oggi, ma non senza precedenti. Anche di lusso:
Rabelais, Ruzante, Raspe (Münchhausen). Ma già Omero, seppure col sorriso.
letterautore@antiit.eu
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