lunedì 22 gennaio 2018

Letture - 332

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Classici – Sono un mistero, nota Spengler in uno degli appunti autobiografici (“A me stesso”, fr. 84): “Mi diventa sempre più chiaro che uno dei misteri più profondi dell’anima occidentale  - forse la sua chiave – è rappresentato da questo ingiusto amore per il mondo classico.”. Amore insensato: “Quale altra civiltà ha mai sperimentato qualcosa di simile? E ciò che amiamo è solo l’antichità classica, non l’Egitto, non l’India. Anzi, per essere giusti non è nemmeno l’antichità classica, bensì una sua falsa immagine che abbiamo composto con tutto ciò di cui noi siamo privi. Dell’antica plebe ci facciamo un’immagine magnifica, mentre la plebe delle nostre metropoli ci disgusta. Ulisse, lo yankee e l’impostore, e Morgan, Cesare e Rhodes, Alcibiade e Oscar Wilde”.

Critica – Si continua a vedere film e scorrere libri su indicazione dei critici senza trovare niente, o poco meno di niente, di quello che si è letto. Specie le indicazioni di “Sette”, “Robinson”, “Venerdì di Repubblica” – quelli del “Sole 24 Ore” la domenica invece in genere coincidono. I libri di Saviano come “L’Arminuta” o ora le Fresserinnen di Postorino. O il film su Paul Getty, “Tutti i soldi del mondo”, quello di Özpetek su Napoli, “L’ora più buia” su Churchill. Magari più belli  - affascinanti, divertenti, accattivanti – ma per ragioni diverse, indiscutibilmente diverse. Che film vedono i critici, che libri leggono? O non li vedono e non li leggono, e la critica è fatta dal press agent  e promotori?

Donna genitale – È in Musil, “Ribellione al maschio”, uno dei frammenti di “Parafrasi”, 131, “il concetto genitale «donna»”(“Genetalbefgriff ‘Weib’”). Di fatto, la donna come proiezione del maschio – di Bisio nel film di Genovesi, “Ma che bella sorpresa”: “Una donna quale appunto abbisogna ai miei nervi eccitati, cioè una donna che non dica nulla, non faccia nulla, non sembri nulla tranne quel che è pertinente a questi nervi. Alla quale non abbia bisogno di spiegare per bene che cosa mi interessa ma che sia stata in un certo modo finora una parte di me”: Una filiazione, una che “sprizzi compiuta dal mio capo come a suo tempo Pallade Atena”. :

Lutero – Annesso abusivamente da Streicher e Hitler, ma non per questo meno antisemita. Joseph Roth lo apparenta in più punti a Hitler. Come traccia di studio, ma con più verità storica dicendolo “l’unico elefante della storia nel negozio di porcellane” (“Tutti senza passaporto,”, 1934, in “Autodafé dello spirito”): “Il suo successore o, per meglio dire, uno dei suoi successori, nel negozio di porcellane, è Adolf Hitler”. In effetti, appena celebrato come un partigiano e un combattente per la libertà, Lutero era intollerante al massimo grado. “Quando Hitler arrivò al potere e la sua opera ‘Mein Kampf’ veniva lodata da tutte le lingue devote”, insiste Roth successivamente, 1937, nel saggio “Emigration” anch’esso compreso in “Autodafé dello spirito”, “il paragone Hitler-Lutero era quasi di uso corrente”. Non dice di più, non si nasconde che il paragone è azzardato:”Non dobbiamo qui analizzare la verità profonda di questo paragone”. Ma personalmente sicuro: “All’autore di queste righe sembra in effetti che il neopaganesimo di Hitler sia connesso alla tesi di Wittemberg e che senza questa sarebbe impensabile”.

Occidente – “Il genio dell’Occidente è il risultato di lotte e battaglie (Beethoven), il genio antico che «rifiorisce»”, O.Spengler, “A me stesso”,  fr. 84. L’Occidente è “classico”.

Poe – Oswald Spengler non amava Poe, e non si spiegava che Baudelaire lo amasse tanto. Se non per questa ragione:”Ha scambiato una vuota speculazione sui nervi  (Poe è l’inventore del romanzo poliziesco, d’appendice e criminale) per hashish: ha scambiato il cocktail per un Borgogna”. L’hashish dunque come il Borgogna, pregiato.
Ma anche “l’inventore del romanzo poliziesco, d’appendice e criminale” non è da poco.

Poeti – Solo fra loro possono amare. Solo un poeta può fare coppia con una poetessa, e viceversa. Così Musil nei “Diari”, dicendolo “ideale dei romantici e delle loro donne”: “I poeti fra due mondi non hanno un punto di appoggio. Solo una poetessa può diventare la donna di un poeta, perché ha la stessa malattia di lui.  Così si insegnano reciprocamente a non sentirla”. Se lei è, per esempio, una musicista, “dunque una semplice dilettante come scrittrice, si tormenteranno invano per trovare insieme la felicità”.

Poeti di strada – Che “in Germania i poeti non hanno mai avuto un ruolo così importante come in Francia” Joseph Roth deduceva da un fatto preciso: “Non si vede pressoché nessuna strada portare il nome di un poeta… Esiste una via Kleist a Berlino, ma è inteso il generale Kleist, e non l’unico genio letterario che la Prussia abbia prodotto”.
Neanche in Inghilterra e negli Usa, in effetti: quindi nel ceppo sassone? In Italia invece i riferimenti sono numerosi, tra Carducci e D’Annunzio, i più gettonati, e Manzoni, Leopardi, etc. – come in Spagna.

Traduzione – Della poesia è come dice Valéry: “I più bei versi del mondo sono insignificanti o insensati, una volta rotto il loro movimento armonico e alterata la loro sostanza sonora”.

Trumperie – Letto alla francese, è il genere del momento: a chi le racconta più grosse. Ora il famigerato Michael Wolff con “Fire and Fury”, niente meno, fuoco e furia. Cui “l’Espresso” e Matelli fanno un monumento, prendendolo in giro.
Un genere inesauribile, la gara a chi le racconta più grosse. Oggi, ma non senza precedenti. Anche di  lusso:  Rabelais, Ruzante, Raspe (Münchhausen). Ma già Omero, seppure col sorriso.

letterautore@antiit.eu

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