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sabato 13 gennaio 2018

Ombre - 399


Naturalmente è solo un caso che due giornali di De Benedetti denuncino a tutta pagina Berlusconi per riciclaggio nella cessione del Milan nei giorni in cui lo stesso De Benedetti si deve difendere da accuse di insider trading, su informazioni riservate ricevute da Renzi presidente del consiglio. L’editore del gruppo Repubblica-Espresso è al di sopra di ogni sospetto.

Una cosa è certa nella storia del colloquio Renzi-De Benedetti sul decreto che pubblicizzava le Popolari: che è avvenuto alle 7 di mattina – lo assicura De Benedetti. Poi si dice che i politici sono poltroni.

Anzi, due cose sono sicure, sempre su assicurazione di De Benedetti: che lui non punta mai meno di 20 milioni, mentre sulle Popolari ne ha puntati solo 5. “Avevamo fatto”, cioè puntato, col broker Bolengo, in un periodo di tempo non precisato, ma di pochi mesi, “620 milioni, di cui le Popolari solo 5”. L’Ingegnere la considera un’aggravante: “Potrei perdere la reputation”. Bisogna guadagnare molto.

Il Procuratore di Roma Pignatone che assolve De Benedetti dal reato di insider è di una logica stringente: 1) l’Ingegnere si è assicurato con un “costoso derivato” per un investimento minimo, 2) il presidente del consiglio gli ha detto cose che si sapevano da un anno. Si dirà la “logica pignatoniana”.

Il ministero tedesco della Famiglia scopre che il 43 per cento dei 55.890 immigrati che hanno ottenuto lo status privilegiato di rifugiati in quanto minori sono in realtà maggiorenni. I trafficanti ne sanno di più, anche delle leggi europee.

Maiali in strada attorno ai cassonetti era l’idea 5 Stelle contro la giunta Marino a Roma. Ora  maiali in strada a Roma tra i rifiuti tornano postati da Meloni contro la giunta Raggi.  

Gucci propaganda un improbabile abbigliamento maschile, con un indossatore nero, attempato, su uno sfondo squallido, di basement. L’orrido si “vende” meglio? Ma cosa rimane?

L’articolo sulla richiesta di archiviazione dei giudici di Roma per la speculazioncella di De Benedetti sulle Popolari il “Corriere della sera” assortisce con una grande foto che vede Scalfari al centro piegato, arretrato, tra Renzi e De Benedetti. Scalfari è pensoso. Ma sembra inchinato ai due, che in primo piano sghignazzano furbi.

L’attore Marescotti, candidato alle Europee tre anni fa per l’ultrasinistra di Tsipras, annuncia: “Io, comunista, sceglierò M5S. È voto utile”. L’utile idiota in effetti è figura del vecchio Pci.

L’outing è vicendevole: Di Battista, candidato premier ancora caldo di Grillo, apre un “asse” con Grasso. L’asse sa di unto, per questo non cigola?

Arresti obbrobriosi, processi interminabili, la Procura di Milano è specializzata contro le aziende italiane di successo all’estero, Eni, Finmeccanica, Saipem. Finmeccanica e Saipem ha pure provato a farle fallire. Su denunce della concorrenza, tutte finora non circostanziate. Quasi sempre straniere, ma rappresentata da “banchieri d’affari” (mediatori) milanesi. Non è una procedura corretta ma non è mai stata sanzionata: la corruzione dei giudici è lecita?

Michael Wolff, giornalista poco stimato di New York, un po’ bandito un po’ leccone, è il beniamino dei corrispondenti del “Corriere della sera” e “la Repubblica” dagli Usa, i giornali italiani più qualificati. Fanno a gare a dirsene amici. È anche uno parecchio brutto, ma è vero che è molto conviviale.

“Hanoi Jane”, al secolo Jane Fonda nei panni dell’eroina pro Vietnam nella guerra, si presentò agli Oscar 1972 a lutto, in severa giacca nera accollata alla Ho-Chi-Min. Ora dice che, era un modello, tutto studiato, anche la giacca: Yves Saint-Laurent.

Agli stessi Oscar 1972 Jane Fonda fu miglior attrice per “Una squillo per l’ispettore Klute”. Era un film? “Hanoi Jane” ebbe quell’anno per la “Squillo” – l’unico film disponibile con l’attrice - tutti i premi, oltre l’Oscar: Golden Globe, Bafta, Critics Circle di Kansas City, Critics Circle di New York. L’America pratica poco la dissidenza.

Obama è tornato. Su Netflix, naturalmente. Allo show di David Letterman. Che prende due milioni di dollari a intervista.

Un colloquio-intervista, tra Letterman e Obama, da sfinimento - un ritrovamento tra amiconi, alla “immaturi. Da voltastomaco, considerando letà ormai matura e le esperienze dei due. È il vantaggio-handicap delle tv a pagamento: rifilare di tutto all’utente, tanto ha già pagato. 

All’origine delle proteste in Iran Nicola Pedde mette su “L’Espresso” i khomeinisti oltranzisti, per “distogliere l’attenzione dagli scandali finanziari” della presidenza Ahmadinejad. E dunque il profilo di ragazza sulla pedana che butta il velo, eretta a simbolo della rivoluzione che non c’è stata, è di una modella di Ahmadinejad?  

Si riduce sempre più “L’Espresso”, testata di riferimento di alcune generazioni. Si vende a sconto con “la Repubblica”, ha pochi servizi, si riempie con le opinioni. Tutte autoreferenziali - ho detto, ho fatto, mi ricordo. Di gente di nessun esperienza.

Domenica “la Repubblica” spaventa i lettori con Trump idiota oltre che pazzo (Zampaglione), nonché ladro (Krugman), e la California avviata alla secessione (Rampini). È la fine, o meglio: dove andremo a finire. Lunedì non succede nulla. E nemmeno gli altri giorni della settimana, fino a sabato. Trump è un idiota solo di domenica?

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