sabato 27 gennaio 2018

Ombre - 401

Sa di scherzo, beffardo, la soluzione della Bbc sulla parità retributiva – decurtare i compensi maschili. Ma è uno sviluppo inevitabile, il politicamente corretto è un impoverimento. Si dice che è egualitario, ma nel senso dell’impoverimento, di tutti: toglie a chi ha e indebolisce (non rafforza: vittimizza) chi non ha.

Draghi depreca l’esternazione del ministro del Tesoro Usa sulla tenuta del dollaro: “Il dollaro debole fa bene al commercio degli Stati Uniti”. Ma non ha mai deprecato le ripetute, mensili, settimanali, quotidiane, esternazioni del ministro del Tesoro tedesco e del presidente della Bundesbank contro l’Italia, cioè contro l’euro. Non sa il tedesco?

A Davos l’Europa non ha saputo che dire. Se non chiacchiere sui massimi sistemi, la libertà, il dialogo, l’accoglienza. È come il partito Democratico e i media Usa, che a un anno dall’insediamento di Trump ancora si consolano con le pernacchie. Non è necessario dominare Davos, nemmeno esserci, ma in questo caso è opportuno avere una fisionomia. Merkel, Macron, Gentiloni, che figura ci hanno portato  a fare?

Fanno scalpore i calzini infantili esibiti a Davos dal premier canadese Trudeau. La resistenza è scesa ai calzini? Il giovane Trudeau punta ancora più in alto, all’infanzia – la famosa infanzia del capo?

“Trump baciato dall’economia è superstar a Davos”, “Davos è casa sua, la casa dei denari”. La cosa ci indispettisce, niente degli Usa a noi ci garba, se vanno male e se vanno bene – devono solo proteggerci con le loro cento o duecento basi. Ci piace di più perfino la Germania di Angela Merkel, arcigna. Che, è vero, non ha riportini.

Il ministro Usa del Commercio Wilbur Ross va a Davos e “fa capire” che le denunce degli accordi e i dazi sono “posizioni negoziali”. Molto chiaro – lo era anche prima, se Trump è e si vuole un dealer: la globalizzazione è voluta e imposta dagli Usa, è interesse americano. Ma non alle squadre di giornalisti italiani a Davos: essi dubitano, coraggiosamente. Qualcuno tenta perfino di fare della Cina il campione del libero scambio… Non si può dire nemmeno l’anti-americanismo – non è morto col Pci?

Arrivati al dunque, sborsare i tre - o cinque - miliardi promessi a Erdogan per tenere buoni i profughi siriani, Angela Merkel coi galoppini olandesi e belgi presenta il conto alla Ue: vanno pagati sui bilanci in essere, a detrimento delle altre voci di spesa. Non una spesa straordinaria fuori bilancio, derivata da una sua autonoma iniziativa, lei non vuole spendere di più. È la giusta portavoce di questa Europa.

Germania, Olanda e Austria non vogliono contribuire la loro (piccola) quota dei 3 o 5 miliardi a Erdogan per non favorire l’estrema destra nei loro paesi. Come se la colpa della destra in Germania, Olanda e Austria fosse nostra e non dei loro governi.

Dal “New York Times” alla “New York Review of Books” la sola cosa di cui si parla è la pedofilia, di cui la colpa si fa ascendere al papa regnante. Prima Ratzinger, papa tedesco e quindi obbiettivo facile. Ma anche ora che c’è Francesco, il papa di strada argentino non esime: non c’è pace per la chiesa in America. Per i latinos sì, di cui Trump vuole bloccare l’immigrazione. Hanno abiurato?

“Miracolo don Matteo: politici in fila da Vespa il giovedì”, “La fiction è ottimo traino, tiene alti gli ascolti”. All’undicesima serie. Tenuto conto della probabile età della audience, si capisce che poi i politici prendano pochi voti.

“Chi potrebbe essere la Katharine Graham d’Europa? Angela Merkel”: Meryl Streep si fa intervistare con Tom Hanks da Cristina Battocletti per promuovere il film “The Post” di prossima uscita, sul “Washington Post” di cui la sua eroina era editrice. Voleva effettivamente promuovere il film?

Battocletti fa osservare che la percezione della cancelliera in Italia è un po’ diversa. Ma Streep non arretra e anzi rincara: “È vero e lo sappiamo. Ma Merkel è un modello anche per quello che rappresenta. Vedete una donna in Italia con il suo ruolo?”. Molto fine: c’è già in America la sindrome Trump?

Streep, incoronata la sera da Fazio come campionessa anti-Trump, è lei stessa nel ruolo della Lady di ferro che ha impersonato prima  di Lady Graham, Margaret Thatcher? La contesa è fra Titani, ma correttamente ri-generati: uno maschio e uno femmina.

Ricorre periodicamente il problema dei “derivati” in pancia alla Deutsche Bank, che potrebbe disintegrala. Ma intanto sul “L’Espresso” Paolo Biondani e Luca Piana documentano come la banca tedesca abbia guadagnato almeno tre miliardi coi derivati venduti all’Italia. E ci stia guadagnando.
Tutto segreto. Ma dove pesa la bilancia si capisce: dalla parte dell’intelligenza.

Non poteva mancare il letto nella trumpeide, ed è stato trovato. Invece del “lettone” di Putin un grande albergo, alla vista di tutti. E non una matura barese che cerca soldi per la casa, ma una diva del porno, “Stormy” Daniels. Che però nega, veemente, e anzi dice il presidente un gentiluomo. A chi credere?

“The Wall Street Journal” ha inventato la storia di Stormy per imbordellire la trumpeide? Il quotidiano più diffuso degli Stati Uniti, due milioni di copie, è di proprietà di Murdoch, la “prima tessera” di Trump. Lo scandalismo non porta a niente, se non al peggio. 

Il Campidoglio si riprende il controllo del patrimonio immobiliare, che aveva dato in gestione. Osanna. Ma l’aveva dato in gestione perché non ne sa nulla. Nemmeno che immobili ha -  “circa” 30 mila. Si sa invece che ha pezzi pregiati, nel centro pregiatissimo, Navona, Trevi: qualche palazzo, teatri, cinema, i non pochi ettari dell’area ex Mattatoio, tanta roba. E che pochi pagano, a canoni irrisori. Poi si dice che Raggi non governa: eliminando il gestore, gli amici e gli amici degli amici potranno continuare a non pagare. 

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