Tutto
è all’improvviso fake news. Lo
scandalismo americano è deleterio soprattutto sulla rete. Tutto è visibile in
rete, e anzi promosso, ma nulla di quanto realmente succede. Trump ha cambiato
in un anno il fisco, molti accordi internazionali, e le norme sull’immigrazione.
Ma va in rete per le prostituite che, o non ha, frequentato dieci o venti anni
fa.
La
rete non ha filtri, è il suo pregio. Ma se promuove queste donnette atterrisce.
Tanto più che esse vegono invitate, addestrate contro la sguaiatezza, rifatte perché
la pubblicità paga. E la pubblicità paga evidentemente perchè fanno audience.
S
i può anche pensarla peggio: le smandrappate non fanno audience con chi ha votato Trump, che tipicamente non vede – non
dovrebbe – queste cose. Ma sui politicamente corretti, gli anti-Trump. .
Si
potrebbe dire la fine dell’opinione pubblica. Se non che l’esperienza ormai è
lunga per sapere che nell’area pubblica quello che non fa la virtù fa il vizio:
ogni spazio lasciato libero è occupato da più furbi. O per leggere il caso all’americana,
alla luce cioè del famoso giornalismo angloamericano di Piero Ottone, puro e
duro: il puttanesimo di Trump è stato montato da “The Wall Street Journal”, che
è il giornale più diffuso in America, ma è di proprietà di Rupert Murdoch, che
è l’ediorre dei giornali più diffusi, a Londra e a New York, e il più grande
editore di pettegolezzi (il suo giornale più diffuso, “The Sun” è stato chiuso dai
giudici inglesi per eccesso di pettegolezzi), ed è amico e sostenitore di
Trump. Dunque – come opinava questo sito qualche giorno fa, per “imordellire” l’antitrumpismo?
Questo
no è , non sarebbe una novità – i giornali sono spesso maliziosi. Ma sì sulla
rete. Tutto diventa possibile in una rete così sguarnita. La rete, che è,
dovrebe essere, la via più democratica alla libertà d’informaione e di opinione,
è invece infetta, morbosamente. Si perde nel nulla: nemmeno nella condanan, nel
cachinno. Quando ha mollato il peto, non seguita più nulla.
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