Scrivere negli anni 1950 che i comunisti
adoperano il moralismo soltanto come arma di lotta (finché “d’un tratto, nell’Unità, Togliatti passa dal moralismo al
machiavellismo”) non era popolare, e ha contribuito a isolare Brancati. Che
però non deflette. La libertà è “dai fanatici e dai dogmatici”. Il Pci è
“militarista”: unità, fronte unico, serrate le file, blocco nazionale. Senza
rinunciare allo spirito caustico: “La nostra società è quasi sempre conformista,
ma in modo particolare quando si atteggia a rivoluzionaria”. La rivoluzione è “un
tirannico Luogo Comune”.
Non i malumori di un reazionario: Brancati
non può sottrarsi, libero, all’intelligenza – ci fu un periodo (ma c’è ancora)
in cui l’intelligenza non era ammessa in Italia, era a rischio anatema. Gli
italiani si dividono così, tra “il marxismo di Saragat e il liberalismo di Togliatti”
- il solito gioco dei Quattro Cantoni. Pieno se non altro di umori. Come il
Sartre “grafomane”, e “filosofo di Hitler”: “Superuomini di mezza tacca che
compiono il bene nel modo scandalistico con cui i superuomini di D’Annunzio
compiono il male”. La cura del linguaggio da parte di Pio XII, analizzata nel discorso
sulla verginità, per la beatificazione di Maria Goretti – “per effetto di ciò
egli finisce epr esprimersi meglio dei romanzeri B. o Q.”. Mazzini non rideva,
per mancanza di felicità, oggi si è cui per mancaza d’intelligenza” – come quest’oggi
nostro, l’età della crisi nella Grande Affluenza? E la torre d’avorio? “Ne esco
continuamente. In fondo si va a vivere perché non si sa che cosa scrivere”. Con
l’ambizione sempre oblomovista dei romanzi catanesi:”Il tempo è talmente soave
che si prova semrpe il rimorso di non averlo perduto abbastanza: per quanto io
stia seduto in Galleria (a Napoli, n.d.r.) a non far nulla, ho il sospetto che
avrei potuto fare ancora di meno”.
Contestabile anche – ma forse no: “La
massa è per istinto reazionaria. I problemi di libertà e progresso sono individuali”.
Con molti spunti narrativi. La morte del principe Colonna. L’amour fou tra il “brav’uomo di Fiesole” e la ragazza bolognese, che vorrà
difendere l’onore dell’Italia a fianco dei tedeschi.
Vitaliano Brancati, Diario romano
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