Autocosceinza-Autoanalisi
–
“La capacità di riflettere su se stessi fra gli uomini è una qualità rara e assai caratteristica”. La
riflessione è ricorrente negli appunti autobiografici di Spengler, “A me
stesso” - in questa versione alla p. 89: “Ma nei drammi e nei romanzi sembra proprio
che gli uomini non abbiano altro da fare, tutti quanti. E questa poi dovrebbe
essere «verità». Per questo il Cesare di Shaw è un pazzo furioso”. Quanto rara – il Cesare di Shaw può essere noioso
per latri motivi? È la «verità» anche del criminale, e sempre intesa – la
qualità non fa aggio. Dell’avaro (affarista, speculatore, immobiliarista,
calcolatore….). Del politico, specie oggi diffusissima – oggi che la sua
reputazione è, sarebbe, al livello infimo. Del bugiardo, perché no.
Diritti umani - Sono stati e
sono la bandiera del neoliberalismo, ma ora con una problematica appropriazione.
Il neoliberalismo si è fatto e si fa forza dei diritti umani, fino a quelli
degli animali domestici e anzi di ogni essere vivente, la natura vegetale
compresa, e quella atmosferica, ma conculca i diritti del lavoro . In Europa
sulla scia della Germania, della liberalizzazione del mercato del lavoro nel
2005, negli Usa negli anni di Obama. Le stesse forze e gli orientamenti che
guidano i diritti umani nel loro punto oggi focale, l’immigrazione. Che deve
essere libera e incontrollata, cioè non protetta, per gli stessi fautori del
mercato deregolamentato del lavoro.
Una
contraddizione-contraffazione, perfino sordida. Un paralogismo tropo evidente della libertà, di
cui non si può non vedere la distorsione: la libertà sarebbe jugulare il
lavoro. E con l’immigrazione illimitata la coesione sociale e perfino
nazionale, l’atomizzazione della società – Brexit e America First da una parte,
dall’altra le secessioni.
Donna – È sostituibile,
ma se ne può fare a meno - anche della donna dopo l’uomo? È concepibile un
mondo senza donne? No, poiché andrebbe a esaurimento. Si può sostituirle. Di certo
la donna è e non sarebbe concepibile: le sue forme, la sua funzione, le
fantasie che le sono cresciute addosso, nessun genio umano potrebbe inventarle.
La procreazione stessa è inconcepibile se non fosse. Più delle condizioni
concluse, all’apparenza razionali, dell’immortalità e la morte, poiché è entrambe,
e quindi è più di ognuna di esse. Ma è l’immaginazione che apre la via alla
ragione, non bisogna temere l’ignoto.
Si
potrà nascere senza donne, è fatale, come già senza l’uomo. Molte creature
senza padre vivono, esseri che le madri non hanno concepito per amore, non del
padre. E già le donne figliano senza fertilizzarsi, nel grembo altrui – è
l’utopia, la riproduzione senza la produzione. Analogo artificio si troverà per
gli uomini, un utero artificiale. Casanova lo presagì, che diceva: “Una delle
prove dell’ateismo è che, se Dio ci fosse stato, non avrebbe creato la donna”.
Fede – Si rinnova o è
deposito costante? La fede politica, religiosa, affettiva? Il papa regnante,
Francesco, la dice tanto più forte quanto più è in crisi. Ma ciò non vale come
esercizio alla santità – scacciare le tentazioni? La fiducia è incrollabile. Anche
se resta da sapere perché.
Male – Va col bene,
certo. Giovanna d’Arco è santa dopo essere stata bruciata come strega,
irredimibile peccatrice. Savonarola avrebbe potuto – potrebbe – esserlo, santo
anche lui. Pietro è santo fondatore della chiesa dopo avere rinnegato Cristo.
Ignazio di Loyola fu un assassino. Ma in generale non ci sono santi senza
peccati gravi. Perché il male non è la
morte - non può, la morte è flessibile.
Lo
diventa per un disordine, una debolezza – l’ira, il dolore, fisico e mentale
(passionale). Per una mancanza anche.
Morte – È amata anche
per un bisogno vitale, la necrofilia non è un delitto né un disturbo psichico. Qualcuno
si tiene in salotto la Porsche insanguinata nella quale James Dean morì, che ha
rubato al deposito giudiziario. Come già nel culto delle reliquie.
Punto – Un segno
ortografico da cancellare, secondo Musil (“Ribellione al maschio”, nella
raccolta “Parafrasi”, p.145): “Punto e punto
e virgola sono sintomi di regresso – sintomi di stasi. Dunque non si dovrebbe
lasciare la sintassi nelle mani di professori fossilizzati”. Di più: “Punto e
punto e virgola li scriviamo non soltanto perché abbiamo imparato a fare così,
bensì perché pensiamo così. – Questo è il pericolo. Finché si pensa in periodi
col punto finale - certe cose non si lasciano dire - al massimo vagamente
sentire”. Musil usa invece lo Strich - la lineetta, il dash. Anche due volte di seguito: variazione su variazione
(digressione su digressione, attributo su attributo). Non un senso ma la
vaghezza del senso.
Sesso – È sempre più
tutto l’amore, ma come rifiuto dell’amore, checché esso si voglia. Ma non è
rifiuto anche del sesso, al fondo? Si vede meglio nella relazione omosessuale,
che si vuole giocosa più che appassionata,
e anzi soltanto giocosa, unicamente. Come la
semiologia scopre nei segni la manifestazione della mancanza del referente, lo
stesso per la sessualità esaustiva, totalizzante: si cancella l’erotismo con
l’appagamento sessuale, mentre la coazione a ripetere diventa odiosa in sé e
rende odioso l’oggetto del desiderio.
Questo è Sade in senso proprio.
Ulisse
-
Voleva solo tornare a casa. Ma a cosa? Alle abitudini, al cane, agli schiavi,
alla moglie, tutti fedeli, fu questa la sua richiesta a Omero in cambio della
narrativa sulla guerra, quando il poeta lo evocò dagli inferi: voleva le
pantofole? In quanto Odissòmenos era l’Odiato.
Omero, ha ragione Samuel Butler, fosse
egli pure un omaccione barbuto e non la gentile Nausicaa, era esperto di vita
domestica e non di viaggi per mare o di mondi lontani, neanche di vita nei
campi. Ma il suo eroe è uno che vuole tornare a casa o uno che non vuole tornare?
Quella tela è tremenda metafora, sia essa fatta con i fili oppure con i Proci -
un altro del genere è Dante, che aveva egli pure famiglia, coi relativi
complessi (ma Ulisse essendo già morto, il suo è un viaggio nell’aldilà, non un
ritorno, problematico).
Il ritorno a casa, alla donna, è contestato
da Graves col famoso argomento contro chi voleva Omero donna: Odisseo incontra
la morte le nove volte che incontra una donna, Calipso (“colei che nasconde”),
Circe (“la rapace”), Nausicaa (“che brucia le navi”), Scilla (“quella che
spezza”), Cariddi (“quella che risucchia”), eccetera.
È un avventuriero, anche se passivo, e
non un casalingo. Il ritorno a casa, il cammino della nostalgia, si fa poi per
virtute e conoscenza.
Resta il problema di chi la casa non ce
l’ha. Stendhal, per esempio, che alla fine lasciò ventiquattro testamenti. A
lungo i morti hanno voluto solo essere interrati e pianti – l’interramento è
poi diventato obbligatorio per regolamento di polizia.
zeulig@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento