“Si può fare a meno della metafisica o della
fede in una realtà divina, per avere una vita spirituale”? Benedetta Selene
Zorzi, benedettina, lascia al lettore di Plotino la ricerca di una risposta, dopo la sua
distesa eloquentissima introduzione. Pliotino direbbe di no. Cioè di sì, la
vita spirituale è in sé metafisica, e fede.
“Come non si potrebbe parlare della
bellezza sensibile se non la si fosse mai vista e percepita in quanto tale –
come nel caso di chi è cieco dalla nascita – così non si potrebbe parlare della
bellezza dei costumi, delle scienze e di altre cose simili, se tale bellezza
non fosse già intimamente presente in noi. Né dello splendore della virtù, se
non si cogliesse la bellezza della giustizia e della temperanza”. La bellezza
non è fisica: “Ma dobbiamo guardare queste cose con un animo che sia in grado
di vederle: chi le contempla prova gioia, è percosso dallo stupore e commosso,
ben più che nel guardare le bellezze corporee, poiché esse toccano la verità
stessa. Sono queste le emozioni che nascono solo a contatto con ciò che è
bello: stupore, scossa gioiosa, eros e piacevole fremito”.
Zorzi mette insieme il breve trattato
“Sula bellezza”, uno dei più antichi tra
i ventuno che Porfirio ascrive a Plotino, con passi delle “Enneadi” –
“itinerari tematici”, ancora sula bellezza, e su “bene”, “cosmo”, “eros”, etc.
La bellezza come via maestra verso l’anima sarà tema anche di Basilio, Gregorio
di Nissa e sant’Agostino. E in aspetti particolari della saggezza comune – fino
a Michelangelo, che la scultura dirà arte “per via di levare”, riprendendo
quasi alla lettera analoga definizione di Plotino.
Il bello è il bene, il bene è bello. Con
terminologia adattata dal “Simposio”, che il bello identifica come scopo della
filosofia. La belleza, e soprattutto il “desiderio di bellezza”, l’eros, cone via
al bene: “La bellezza è inferiore al bene e ne discende, come la luce del
giorno proviene dal sole”. Un bene che si attinge nella contemplazione, o
estasi. Nell’immedesimazione, “come l’amante nell’amato” – nella
“inabitazone” e nella “coappartenenza” (Benedetta Selene Zorzi).
L’eros è il punto di unione con dio: l’anima nell’estasi, come una baccante, si
fa tutta amore”.
Sul
male propone la risposta che consegnerà ad Agostino,: è una diminuzione del
bene, non il suo opposto. (“Enneadi” I, 8; V, 9, 10). Non è rarro che
l’esperienza del male conduca a una conoscenza più precisa del bene (IV, 3,16).
“La stonatura di un attore non può mutare il valore del dramma nel suo insieme”
(III, 2,7): “Anche la malvagità, l’ingiustizia e l’empietà trovano un senso finale: l’ingiustizia
conduce al bene, se chi la subisce è buono” (IV, 3,16).
“Dovevano
essere gli dei ad andare da lui, non lui dagli dei”, dice Porfirio nella “Vita
di Plotino”. Ispirato è, in effetti. Innovatore e sistematore, il configuratore
o costruttore di tutti i concetti, le problematiche e la terminologia che hanno
dominato la teologia fino a ieri, la conoscenza, e il dialogo sula conoscenza.
Dio
è l’uno, primo principio, causa di tutto, causa di se stesso, assolutamente
semplice, privo di parti, assolutamente autosufficiente – essere anche non-essere
o nulla, in quanto superiore all’essere, e quindi incomparable. Dio è tutto
nelle “Enneadi”. È il luogo di tutte le cose. E il sommo bene - non tende a nulla,
non ha nulla da desiderare. A lui “non si addice alcun nome”. Parlandone, dovremmo
uscire dal rigore logico del pensiero: è a-razionale, solo l’“intuizione
critica” lo coglie. L’intuizione critica, la conoscenza. La “conoscenza” avviene
per abbandono, estasi, intuito. Di chi sa: ha gli strumenti e l’abiità di
usarli. Lo stupore erotico spiega la
struttura stessa della realtà, che esiste metafisicamente, al di fuori dell’animo
umano. Nell’anima mundi, la coscienza
cosmica.
Essere
è einai, che driva da hen, uno. Luogo dell’essere è la mente,
di cui è ipostasi l’anima universale, anima
mundi. Seconda ipostasi è quella del pensiero. Il pensiero implica dualità, alterità: il pensante dovrà
dializzarsi – ri-flettere. Una vindicatio
radicale, senza dirlo, dello scetticismo.
Plotino, La bellezza, Garzanti, pp.156 € 14
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