domenica 4 febbraio 2018

Chi pensa crede

“Si può fare a meno della metafisica o della fede in una realtà divina, per avere una vita spirituale”? Benedetta Selene Zorzi, benedettina, lascia al lettore di Plotino la ricerca di una risposta, dopo la sua distesa eloquentissima introduzione. Pliotino direbbe di no. Cioè di sì, la vita spirituale è in sé metafisica, e fede.
“Come non si potrebbe parlare della bellezza sensibile se non la si fosse mai vista e percepita in quanto tale – come nel caso di chi è cieco dalla nascita – così non si potrebbe parlare della bellezza dei costumi, delle scienze e di altre cose simili, se tale bellezza non fosse già intimamente presente in noi. Né dello splendore della virtù, se non si cogliesse la bellezza della giustizia e della temperanza”. La bellezza non è fisica: “Ma dobbiamo guardare queste cose con un animo che sia in grado di vederle: chi le contempla prova gioia, è percosso dallo stupore e commosso, ben più che nel guardare le bellezze corporee, poiché esse toccano la verità stessa. Sono queste le emozioni che nascono solo a contatto con ciò che è bello: stupore, scossa gioiosa, eros e piacevole fremito”.
Zorzi mette insieme il breve trattato “Sula bellezza”, uno dei più antichi tra  i ventuno che Porfirio ascrive a Plotino, con passi delle “Enneadi” – “itinerari tematici”, ancora sula bellezza, e su “bene”, “cosmo”, “eros”, etc. La bellezza come via maestra verso l’anima sarà tema anche di Basilio, Gregorio di Nissa e sant’Agostino. E in aspetti particolari della saggezza comune – fino a Michelangelo, che la scultura dirà arte “per via di levare”, riprendendo quasi alla lettera analoga definizione di Plotino.
Il bello è il bene, il bene è bello. Con terminologia adattata dal “Simposio”, che il bello identifica come scopo della filosofia. La belleza, e soprattutto il “desiderio di bellezza”, l’eros, cone via al bene: “La bellezza è inferiore al bene e ne discende, come la luce del giorno proviene dal sole”. Un bene che si attinge nella contemplazione, o estasi. Nell’immedesimazione, “come l’amante nell’amato” – nella “inabitazone” e nella “coappartenenza” (Benedetta Selene Zorzi). L’eros è il punto di unione con dio: l’anima nell’estasi, come una baccante, si fa tutta amore”.
Sul male propone la risposta che consegnerà ad Agostino,: è una diminuzione del bene, non il suo opposto. (“Enneadi” I, 8; V, 9, 10). Non è rarro che l’esperienza del male conduca a una conoscenza più precisa del bene (IV, 3,16). “La stonatura di un attore non può mutare il valore del dramma nel suo insieme” (III, 2,7): “Anche la malvagità, l’ingiustizia e l’empietà  trovano un senso finale: l’ingiustizia conduce al bene, se chi la subisce è buono” (IV, 3,16).
 “Dovevano essere gli dei ad andare da lui, non lui dagli dei”, dice Porfirio nella “Vita di Plotino”. Ispirato è, in effetti. Innovatore e sistematore, il configuratore o costruttore di tutti i concetti, le problematiche e la terminologia che hanno dominato la teologia fino a ieri, la conoscenza, e il dialogo sula conoscenza.
Dio è l’uno, primo principio, causa di tutto, causa di se stesso, assolutamente semplice, privo di parti, assolutamente autosufficiente – essere anche non-essere o nulla, in quanto superiore all’essere, e quindi incomparable. Dio è tutto nelle “Enneadi”. È il luogo di tutte le cose. E il sommo bene - non tende a nulla, non ha nulla da desiderare. A lui “non si addice alcun nome”. Parlandone, dovremmo uscire dal rigore logico del pensiero: è a-razionale, solo l’“intuizione critica” lo coglie. L’intuizione critica, la conoscenza. La “conoscenza” avviene per abbandono, estasi, intuito. Di chi sa: ha gli strumenti e l’abiità di usarli. Lo stupore erotico spiega la struttura stessa della realtà, che esiste metafisicamente, al di fuori dell’animo umano. Nell’anima mundi, la coscienza cosmica.
Essere è einai, che driva da hen, uno. Luogo dell’essere è la mente, di cui è ipostasi l’anima universale, anima mundi. Seconda ipostasi è quella del pensiero. Il pensiero implica  dualità, alterità: il pensante dovrà dializzarsi – ri-flettere. Una vindicatio radicale, senza dirlo, dello scetticismo.
Plotino, La bellezza, Garzanti, pp.156 € 14

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