Giovedì è il nome – un giorno della
settimana – che il poeta Gabriel Syme riceve nel gruppo anarchico a cui un
amico lo ha convitato. Se non è stato lui a farsi cooptare, perché Syme non è
quello che appare.
Non è la sola falsa identità: Chesterston
prende di petto questo stratagemma del genere giallo e si diverte a
moltiplicarlo. Un racconto scoppiettante, quindi, di sorprese continue:
travestimenti, smascheramenti, inseguimenti a profusione. Poco serio, più sul
genere pastiche, di ironia sul
giallo. Ma avvincente, se non convicente.
Le considerazioni che lo segnano non sono
da meno, il racconto è uno degli aforismari più pingui di Chesterston – qui non
c’è ancora il Risolutore, padre Brown. “Quel giovanotto non era un poeta, ma
certo un poema”. “I ladri rispettano la proprietà”, la desiderano, “i filosofi
la detestano”. “I bigami rispettano il matrimonio, i filosofi lo disprezzano”.
“La dinamite non è soltanto il nostro strumento migliore ma il nostro miglior
simbolo. È un simbolo perfetto per noi, come l’incenso delle preghiere per i
cristiani. Si dilata, scoppia e si espande, e per questo solo disrugge: così il
pensiero distrugge soltanto perché si espande. Il cervello dell’uomo è una
bomba!”. “Il corso di un dialogo non può essere predetto da una sola delle due
parti”. “Il buddismo non è una fede, è un dubbio”. “I poveri sono ribelli ma
non sono anarchici: hanno più interesse di tutti che ci sia un governo che
funzioni”. “Gli aristocratici sono stati sempre anarchici”. Il terrorista è “un
vero pessimista moderno”.
Con una serie di consigli agli utenti, e
agli aspiranti. L’imitazione è migliore del reale – piace di più. L’uomo
d’ordine è più estremista dell’estremista. Il travestimento perfetto suscita
sospetto. Le informazioni si prendono da chiunque, tranne che alla fonte: dai
giornali, dai commercianti, dalle serve, ma non dai diretti interessati.
Il titolo completo è “L’uomo che fu Giovedì. Un incubo”. Piaceva
molto a Kafka, che lo disse a Janouch.
Gilbert K. Chesterston, L’uomo che fu Giovedì, Bompiani, pp.
IX-227 € 10
Lindau, pp. 248, ill. € 21
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