I dazi anti-dumping
di Trump su alcune importazioni sono limitati – il più grosso colpisce i
pneumatici speciali per grandi macchinari. Ma non è per questo che Pechino non
ha risposto, se non con blande rimostranze. Il nodo dei rapporti Usa-Cina è più
grosso, e riguarda i giudizi nei contenziosi commerciali che la Wto, World
Trade Organization, pronuncia da qualche tempo a favore di Pechino. Un nodo non
visibile ma cruciale.
Ora la Wto si deve
pronunciare sulla denuncia di Pechino contro gli Usa e la Ue per non aver
rispettato l’impegno a concedere alla Cina entro il 2016, come da impegni
presi, lo status di “economia di mercato”. Se, come si teme, il giudizio sarà
favorevole a Pechino, gli Usa potrebbero alsciare la Wto. Senza pregiudizio per
il libero scambio, ma con indubbio effetto protezionistico. .
Contro la Wto eretta
a Corte Suprema del commercio mondiale ha protestato a più riprese Obama, e
Trump non è stato da meno, da subito. L’organizzazione ginevrina del commercio
mondiale ha un Dispute Settlement Body, organo di risoluzione delle
controversie, e un Appellate Body, una sorta di corte d’appello sulle prime decisioni.
La Wto e i due corpi giudiziari sono stati concepiti e orientati da Washington,
ma da un decennio non c’è modo per l’industria
americana di proteggersi dall’aggressività cinese: tutti i procedimenti aperti a
Ginevra, o quasi tutti, si sono conclusi a favore di Pechino.
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