Il lavoro c’è, ma qualificato. Manca l’offerta. Per buchi considerevoli.
In Italia come in Francia e in Germania, dove pure si fa molta formazione
lavoro.
Unioncamere calcola che un posto di lavoro specializzato su cinque, il
21,5 per cento della domanda delle imprese, ha avuto problemi di reperimento
nel 2017. Più del doppio che nel 2016, quando la difficoltà aveva riguardato il
12 per cento della domanda. Peggio va
per l’industria, dove in un anno il rapporto è anch’esso raddoppiato ma su cifre
più alte, il 13,3 nel 2016 e il 26,6, uno su quattro, nel 2027 – in cifra poco
meno di 320 mila posizioni di difficile copertura, tra operai, tecnici e
ingegneri.
In Germania quasi la metà degli imprenditori, il 45 per cento, dichiara
di avere problemi a coprire gli organici qualificati. In Francia la quota è di
poco inferiore, il 42 per cento – ma sale al 66 per cento nel comparto automotive, ben due posti di lavoro su
tre. A fine 2017 i buchi negli organici di fabbrica in Germania erano superiori
al milione, 1,1 milioni. In Francia sui 2-300 mila.
Si fa risentire la demografia, in calo in Italia ormai da trent’anni –
in Francia e in Germania da più tempo. E
la carenza di formazione al lavoro, specialmente acuta in Italia – dove pure i
disoccupati sono ora prevalentemete di lunga durata, e tre-quattro ventenni su
dieci non trovano occupazione.
L’immigrazione supplisce, ma poco e male. Perché un immigrato, anche se
qualificato professionalmente, ha comunque degli handicap, linguistici e di assestamento
socio-culturale. E perché l’immigrazione, malgrado sia percepita in aumento, è
da qualche anno in forte calo, in Francia, in Germania e anche in Italia.
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