La storia della cultura
musicale di un’epoca “senza conoscere nulla o quasi nulla delle composizioni
che furono prootte ed eseguite in quel periodo”. Nulla di nuovo, come i greci
cantavano e ballavano continuiamo a non saperlo. Il volume avvia la riedizione
della “Storia della Musica” Edt, di cui costuiva il primo volume, quarant’anni
fa. Aggiornata coi tre capitoli che Comotti, a lungo docente a Urbino di
“Metrica e Ritmica Greca, insegnamento unicoin Italia, aggiunse alla traduzione
inglese nel 1989. La premessa è la conclusione: “I Greci e i Romani ignorarono
del tutto l’armonia e la polifonia; la loro musica si espresse esclusivamente
attraverso la melodia. L’accompgnamento seguiva fedelmente lo sviluppo dela
linea del canto”.
Una non storia, insomma:
una ricostrtuzione, o supposizione. Fino a metà Ottocento l’unico reperto
disponibile era quello che Vincenzo Galilei, il padre di Galileo, aveva
pubblicato nel 1581. Poi si è scoperto qualcosa, ma poco. Se ne può tuttavia
aprlare perché è noto il fatto fondamentale; che la musica era metrica, della
poesia, che la poesia era melopea, si cantava. In tutte le forme note:
dell’inno (preghiera), ditirambo, peana, lamento, lamento funebre, nomos. Che erano generi catterizzati.
Anche se non sappiamo come.
Si faceva molta “mmusica”
in antico. La aprola – “arte delle muse” – definiva, ancora nel V secolo a.C.,
“non solo l’arte dei suoni ma anche la poesia e la danza”. L’uso della musica è
testimoniato ampio, ampiamente. In figurazioni già nel secondo millennio a.C.,
a partire dal XVIII secolo: suonaori i strumenti a corda e a fiato raffigurati
in statuete degli scavi di Keros e Thera. Poi nei poemi omerici. Nel mito di
Orfeo. Ogni composizione poetica era un concerto – tutto era musica, ecco, e le
fome prettamente musicali ci sfuggono. Anche perché i trattati in materia
pervenuti “si preoccupavano solo di definire i supporti teorici di una musica
al di fuori del tempo”, del suono in astratto.
Un’analisi classica – di
musica “seria”. Integrando la ricerca col canto popolare, anche solo negli
sviluppi successivi e contemporanei – la Grecia canta per ogni occasione – sul
presupposto di una staticità non eccezionale nella tradizione orale, forse si
sarebbe saputo di più.
Giovanni Comotti, La musica nella cultura greca e romana,
Corriere dela sera, pp. 14+171 € 9,90
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