La nomina d’arbitrio di De Guindos,
dopo l’Ema a Amsterdam, conferma che tutto in Europa, anche le vicepresidenze, si
decide a Berlino. Schierando quali frontmen
questo e quello – la Francia per la nomina del ministro spagnolo alla Bce,
l’Estonia (o era la Lituania) per l’assegnazione dell’Ema a Amsterdam – ma
quali esecutori di un deliberato tedesco.
L’Europa tedesca è un fatto, e non da
ora. Non se ne vuole prendere atto, e si porta a esempio Draghi, nominato
presidente Bce mentre l’italia era nella crisi del debito – nella crisi di
Borsa sul debito. Ma Draghi fu nominato per fare una cosa che un presidente Bce
tedesco, o della galassia tedesca (olandese, austriaco, belga, baltico, etc.),
avrebbe avuto qualche problema a fare: salvare le banche tedesche e collegate.
Il successore del francese Trichet a
Francoforte doveva essere tedesco, il presidente della Bundesbank Axel Weber.
Ma il 2011 è anche l’anno, oltre che del debito italiano, delle banche
tedesche, a rischio fallimento. Draghi va a Francoforte invece di Weber, scelto
da Berlino, col compito di salvarle: “È
la prima cosa che Draghi ha fatto subito dopo il suo insediamento l’1 novembre
2011: un intervento spettacolare a salvaguardia delle banche. Un gigantesco
prestito a tre anni a bassissimo costo che ha salvato tutti, ma soprattutto le
banche tedesche, olandesi, belghe e austriache. Salutato come una “Grande
Bertha” dai consulenti di Angela Merkel, per una volta non critici - Stabile Architektur für Europa, rapporto
2012/2013 del Consiglio degli esperti economici, pubblicato a novembre 2012.
Una cannonata: era “Bertha” il supercannone tedesco nella Grande Guerra”
(Giuseppe Leuzzi, “Gentile Germania”, p. 94). Solo dopo un anno Draghi si
occuperà del debito. E più perché era sopravvenuta la crisi del debito spagnolo – intervenne, sempre mandato da Berlino, per la Spagna, non per l'Italia.
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