Si può prestidigitare la
morte? No. Ma la coppia infernale ci riesce. Due volte, sembrerebbe, poiché la
vittima è doppia, due gemelle mutole – parlano tedesco.
Una storia di
amore-morte, in filigrana. Nel mondo circense: nomade e illusionista. Una madre
tardiva, divorante – con “un istinto di matrona”. Un figliol semi-abbandonato.
Un innamora mento impossibile. La suspense
è costante – troppa: faticosa, insostenibile.
Un romanzo duro, quale è
la cifra dei due diabolici – fornitori di idee
a Clouzot (“I diabolici) e
Hitchkock (“Vertigo”). Sulla traccia del Simenon amaro, senza Maigret, che aggredisce il lettore con
applicazione, senza la pietas di Simenon. La coppia fa di più, e si vede. “Le
incantatrici” sembra un manuale di scrittura di copia: non un racconto
concertato, ognuno interviene ad aggiungere
una pagina e un’ideuzza (un particolare, un’ipotesi, una traccia) all’altro.
Una narrazione tutta
visiva: una sceneggiatura pronta, in dettaglio, con le didascalie tecniche.
Sono narrative le parti descrittive, anomale rispetto al plot. Poche: la vita in collegio, la vita nei caravan, il business
circense, gli uffici placidi di polizia, la trasformazione del protagonista.
Boileau-Narcejac, Le incantatrici Adelphi, pp. 198 € 18
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