Pene dell’amore che non dice il
suo nome. Il titolo deriva da “chiamami col suo nome”, l’intercalare-chiave di
“Beloved”, amatissima, il romanzo di Toni Morrison sulla privazione d’identità
dei neri in America.
La storia di una lunga lenta
seduzione. Con inversione dei ruoli – dei desideri – tra sedotto e seduttore. Il desiderio è del ragazzo, diciassettenne. Il
sogno della pederastia. Ma come è giusto anche in chiave gay: l’amore giovanile
non si vergogna, si dichiara, non conosce ostacoli.
Un film molto candidato ai premi,
ma di regia piana, quasi didascalica. Scritto da James Ivory, sentito in un primo
tempo per la regia, ne risente la calligrafia. La lentezza anche – la lunghezza.
Il premio è andato proprio a
Ivory.
Luca Guadagnino, Chiamami col tuo nome
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