Una sorta di graphic novel e un repertorio amabile. Di nessun segreto e poche
curiosità - a parte le illustrazioni di Guaita. Leopardi divora gelati.
Pasolini non sa perdere le partitelle. Machiavelli (il Cinquecento) scrive
liberamente di sesso. Le ricette del futurismo, gastronomiche. Elsa Morante la
pazza in piazza, a Venezia. Che la mostra a… Visconti. Oppure i grandi
letterati italiani non hanno passioni,
se non leggere e scrivere.
Le vite segrete sono necessariamente
sconvenienti. Ma le sconvenienze italiane sono – necessariamente? . di letto.
Non altre. Quindi di non grande fantasia, il catalogo è quello. L’aneddotica è
così fissa. Le vite raccontate invece no, Di Giovanni fa sinossi di meraviglia.
Con qualche errore. Camus non può aver
confidato a Simone Weil nel 1957 che il Nobel per la Letteratura l’avrebbe
meglio meritato Silone. Lo scherzo a Gadda di Livio Garzanti, che lo invitò a
banchetto per fargli servire una misera pizza non può essersi svolto al
Passetto, “il” Passetto non faceva pizze. Oriana Fallaci non può avere lasciato
il bar, che poco dopo salterà in aria, per “recarsi in redazione”, non a Saigon,
non c’erano redazioni. Con mancanze gustose, più di alcune presenze, Soldati,
Bassani, i poeti soprattutto, Montale, Quasimodo, Saba. Con poche donne, e non
le mgliori – Serao, Morante, Fallaci.
Lorenzo Di Giovanni-Tommaso Guaita, Vite segrete dei grandi scrittori italiani,
Electa, reminders, pp. iIl. € 9,95
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