sabato 31 marzo 2018

Come combattere l’alzheimer

Si cantava, è vero. Ma poche altre sono le sorprese di questo “amarcord”. E il sesso-ossessione, certo. Era un altro mondo: è il punto d’appoggio di questa narrazione degli anni che corrono – abbiamo cambiato mondo e non lo sappiamo.
Un racconto minuzioso, quindi lento, tra memoria personale e la vecchia storia francese della vita quotidiana. Di un’epoca probabilmente impareggiabile – magistrale il racconto del ’68, in poche pagine, specie al paragone con le prolisse trattazioni negazioniste di moda per i cinquant’anni. Fino al 1973. Alla guerra del petrolio che rigerarchizzò il mondo. Al terrorismo che riportò gli Stati alla polizia. E alla “società dei consumi” che da allora ci governa, sotto vari nomi, dal neo capitalismo alla globalizzazione. Nel “tempo delle cose”: della divisione, l’incertezza, l’insicurezza – “alla fierezza di ciò che si fa si sostituiva quella di ciò che si è, donna, gay, provincial, ebreo arabo, etc.”.  Si vive da sopravvissuti.
Una miniera delle cose, le parole, le azioni, le riflessioni quotidiane del tempo di una vita. Di linguaggio ricco. Di evocazione poetica – lirica. Stanca a volte, un’evocazione lunga trecento pagine, ma presto di nuovo vivace: un’antropologia si tesse, minuta e, per questo stesso fatto, grata.
La filigrana di una vita, classe 1941. Come una rivisitazione della memoria, che sconfigge l’oblio, la malattia del millennio – l’“alzheimer”. Un esercizio terapeutico. La storia minuta: il tempo è scandito dalle canzoni, da generali e presidenti di Francia, spiagge d’estate, anonime, libri, banchi e cortile di scuola, gesti per lo più inconsulti. Non un diario, una ricreazione. Di memorie immemoriali, che il lettore condividerà per il potere di evocazione. A meno che non sia stato – non sia, il successo perdura – un ritrovamento generazionale, dei settantenni, i nati in guerra e i baby-boomers subito dopo.
Il piccolo mondo antico aggiornato e depotenziato. In pillole, secondo una tradizione francese del frammento di sapore avanguardistico, da Sollers a Guignard - ma poi classica, da Baudelaire indietro ai moralisti. Col “si” impersonale alla  Arbasino, testimone del tempo e non protagonista, osservatore umile e tagliente, mentre è di sé che “si” parla. Ne viene fuori una storia vera, anche dettagliata, personale, familiare, della Francia, un po’ del mondo, dagli anni 1940 in qua: la narrazione della storia, non di una storia. 
Annie Ernaux, Gli anni, L’Orma, pp. 276 € 16

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