martedì 20 marzo 2018

La frana libica sull’Europa, e sull’informazione

La guerra alla Libia nel 2011 è stata imposta da Sarkozy per cancellare le tracce della sua corruzione? È presto per dirlo: il fermo dell’ex presidente francese, per avere sforato il tetto legale alle spese elettorali nel 2007-2008 di quasi il doppio, 42,5 milioni invece dei 22,5 permessi, dieci dei quali facendoseli dare in contanti da Gheddafi, deve essere confermato, le accuse devono essere provate. Non è ma incerto invece il ruolo personale di Sarkozy, che travalico i limiti Onu, per quanto formali, nella caccia a Geddafi,  per trucidarlo senza processo. E  non c’è altra ragione per la guerra alla Libia, nella quale la Francia ha trascinato gli Stati Uniti del volenteroso Obama, e l’Europa. Creando un disastro politico e umanitario di proporzioni ancora incalcolabili: in Libia non c’è solo lo sfruttamento dell’emigrazione clandestina,  le fazioni politiche e tribali si decimano senza limiti.
C’è una nuova vecchia Europa dopo la caduta del Muro. Che è un po’, anzi parecchio, quella vecchia, di prima della guerra e della guerra fredda. Comunque, non più quella che aveva costruito e s’era costruita nella guerra fredda, baluardo della democrazia. La Germania torna a essere continentale (chiusa in se stessa) e egemonica. La Gran Bretagna fa da sé. La Francia torna ai suoi colpi di testa e di mano. .
Vittima collaterale della guerra alla Libia Bernard Henri Lévy. Che forse non è un filosofo, ma è pur sempre una colonna del “Corriere della sera”. Per il quale  ha sctitto pagine infiammate sulla liberazione della Libia dalla tirannide, al seguito di Sarkozy.

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