domenica 11 marzo 2018

La rivoluzione utopia dell’intellettuale

Gli ultimi scritti politici, 1957-1960, dello psichiatra filosofo francese della Martinica, discendente di schiavi africani – nel 1961 Fanon morirà. Scritti militanti: in quegli anni era in corso la guerra di liberazione algerina, avviata nel 1956, e la Francia intellettuale era mobilitata.
Fanon fu tra i primi sostenitori del Front de Libération National, che infine l’avrà vinta sul Mouvement National Algérien, il fronte di liberazione concorrente, e sulla Francia. Ne scrive entusiasta, nel mentre che opera per le attività militari del Fronte, dalla Tunisia, dove è stato espulso dal governo francese. Con molti spropositi. Il rivoluzionario è l’“uomo nuovo”, che libererà il mondo. De Gaulle, venuto al potere con un colpo di mano nel 1958, effetto della guerra in Nord Africa, e che subito poi darà l’indipendenza all’Algeria, al costo di una mezza guerra civile con i suoi generali coloniali, è lo “strumento più esecrabile della reazione colonialista più ostinata e più bestiale”. Il popolo è “un’autentica forza politica”, viatico al partito unico che ha governato l’Algeria indipendente con la corruzione e l’inefficienza - fino alla guerra civile decennale negli anni 1990, con un milione probabilmente di morti, per ragioni religiose e non.
Curiosa riedizione di un messaggio spento. Come un riscontro involontario dei rischi intellettuali in politica, nell’impegno e nella valutazione degli eventi. Ma non un caso isolato, tutto Fanon è in riedizione: il suo messaggio esercita ancora un forte richiamo. Pubblicato quasi tutto da Sartre, come fu il caso per questa raccolta, si potrebbe supporre di Fanon una valenza di pensiero, al di sotto dellimpegno politico e pratico, ma qui non si trova.
Franz Fanon, La rivoluzione algerina e la liberazione dell’Africa, Ombre corte, pp. 113 € 12

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