“Nessuno raggiunge Pascal quanto all’audacia del ladrocinio”. Per
“la quantità singolare di elementi toccanti o sublimi che ha semplicemente
estratto dai filosofi e dai padri della Chiesa, da Montaigne o da Charron”. Ma
copiare si è sempre fatto, già a partire da Omero. Le scritture sono in larga
parte riscritture – e del resto il vocabolario muta lentamente, le parole sono
le stesse, e le cose da dire con le parole esse stesse ricorrenti.
Nodier si diverte a classificare i diversi modi di “copiare”:
imitazione, citazione (Montaigne su tutti, con la sua “farcitura di esempi”),
allusione, affinità, plagio, furto, contraffazione, fino alla falsificazione (falsi manoscritti - falsi papiri ultimamente),
il mercato delle reliquie (scritti postumi, ricostruiti, imputati),
interpolazione, integrazione (il “Satyricon” di Petronio?), pastiche, o imitazione della scrittura
(Proust vi eccellerà). Per ognuna di
esse partendo esempi, con ampie citazioni-digressioni. E vuole anche giudicare
se siano colpa, e colpa perseguibile.
I prefatori citano a questo proposito Edgar Morin, che non più tardi
di ieri stabiliva: “Prendere dai connazionali è fare bottino, prendere dagli
stranieri è fare conquista”. Ma è puro Borges. Nodier fu bibliofilo e
bibliotecario, nonché poeta e narratore in proprio, come sarà Borges, animatore
del primo Ottocento a Parigi, specie del movimento romantico. Ma non un filologo, come sarà Borges, sorridente: piuttosto polemico. Prolisso anche. Anche lui narratore apprezzato di fantasy,
di più però si divertiva a rifare il già fatto, in forma di pastiche o di riscrittura. E aveva
convinzioni, suggestive: “Non nascondo la mia convinzione che moltissime opera
antiche sono state publicate con titoli moderni durante il rinascimento delle
lettere , e sono anche disposto a credere che molti autori moderni abbiano
attribuito, intorno alla stessa epoca, la loro produzione a nomi antichi e
celebri”. La voglia di antichità (classicità) è quella che salva le lettere, ma
confonde le idee, gli autori. Esopo era uno, o non piuttosto tanti favvolist
che sono stati fatti passare, e si facevano passare, per Esopo? MacPherson è “Ossian”.
Omero è i tanti “Omero” che Pisistrato volle salvaguardati in un unico corpus – Pisistrato il tiranno. Uno che
si vuole libero di farsi la storia da sé. Ma sa di che parla – sarebbe piaciuto
a Umberto Eco.Un estratto del voluminoso “Questioni di letteratura legale. Del plagio. Della presunzione d’autore, delle contraffazioni che riguardano i libri”, liberamente scaricabile online sul sito Gallica della Bibliothèque Nationale. Con una nota di presentazione e una dettagliata bio-bibliografia. Con un ritratto di Pascal eccellente, pieno di umori. E una utile trattazione del plagio, a ogni fine.
Una lettura irta, per i tagli, e per la mancanza negli “Apparati” di note esplicative,
di persone e opere – la curiosità di rintracciare le fonti dei “prestiti”.
Charles Nodier, Crimini
letterari, :due punti edizioni, remaindes, pp. 107 € 4,50
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