Che succede in questo Parlamento, a metà di Di Maio e
Salvini? Che “la senatrice grillina Lezzi dice: «Ho votato turandomi il naso»”.
Anche lei come Montanelli. Montanelli ha proprio modellato il giornalismo: lo
ha rovinato.
Il più desolante del dopoelezioni sono la miriade di commentatori,
giornalisti la gran parte, e politici, para o pseudo democratici occupanti
stabili di ogni posto visibile, su Rai 3, Sky e i maggiori quotidiani. Per i
quali il nemico è ancora Berlusconi. Non hanno capito Berlusconi e naturalmente
non capiscono il 4 marzo. Ma per benpensantismo. Che dunque è una trappola ferrea.
Napoli lamenta anch’essa i dazi in
Cina. Importa passata di pomodoro dalla Cina senza dazi, ma vede le sue esportazioni
in Cina di polpa e pelati tassate all’arrivo. I dazi non li ha inventati Trump.
Non è tutto. Napoli importa la passata
dalla Cina ma non per il mercato italiano. No. La importa per i mercati
africani, spiegano i suoi industriali al “Sole 24 Ore”, dove la riesporta. Come
made in Italy. Il libero scambio effettivamente conviene.
“Il popolo contro la democrazia”: sotto questo titolo il
“Financial Times” recensisce alcuni libri sul populismo elettorale. Dando per
buona la rilevazione che “meno di un terzo dei millennial ritengono che sia
estremamente importante vivere in una democrazia”. Ma non sono i millennial che
hanno votato Di Maio e S alvini: è un italiano su due.
Procede con difficoltà il post-elezioni di Zingaretti a
Roma. Non ha la maggioranza in consiglio regionale e deve negoziarla con i 5
Stelle. E per varare la giunta ha dovuto attendere tre settimane l’assessore in
quota agli ex Pd, gli irriducibili Leu. Che litigano molto fra i candidati al
posto. L’ex Pci non smette di fare
danni, per di più volendosi moralista e garante della buona politica.
Zingaretti è stato rieletto da solo, con 200 mila
preferenze in più della coalizione Pd-Leu, grazie al voto disgiunto.
Con la produzione Opec al massimo (l’Iraq è tornato stabilmente
leader fra i dodici, secondo nell’export solo all’Arabia Saudita), la quotazione base del petrolio è risalita in
pochi mesi a 70 dollari\barile – valutazione di per sé immaginifica. Effetto delle
decisioni di Trump: incentivare la produzione di petrolio da scisti bituminosi,
benché molto inquinante, e mettere sotto pressione l’Iran. Le petromonarchie,
impantanate in piani miliardari quando il greggio era a 100 (cento!) dollari\barile,
respirano. C’è del metodo nella follia.
Enel si autocelebra, fatturato e utili in ascesa. Grazie
all’energia verde. Ogni italiano paga all’Enel – e agli altri profittatori del
verde – quattro volte il costo della sua bolletta elettrica, sotto la voce
“oneri di sistema”. Glieli paga anche se, per malattia o assenza, non accende
la luce. Potenza del malgoverno.
Si paga la truffa delle fonti alternative di energia senza
che nessun giudice ci metta becco. Benché sia con tutta evidenza un furto, per
quanto legalizzato. Peculato è solo se la figlia dell’onorevole ha usato il
cellulare istituzionale paterno, magari per imperizia o pigrizia, anche una
sola volta – la vigilanza è occhiuta.
Scioperano i mezzi pubblici a Roma nell’indifferenza,
mentre si insedia il nuovo Parlamento. Uno sciopero dei trasporti è, era, una
iattura da evitare. Ora se ne fa uno a settimana – uno ogni cinque giorni
lavorativi. Senza danni per la produttività. Questo è il pregio di tenerla
bassa.
Le cronache romane scrivono di “cittadini indignati” per lo
sciopero dei mezzi pubblici, uno alla settimana - uno ogni cinque giorni
lavorativi. Giustamente, per la soppressione della metropolitana, dei
pendolari, dei tram. No. Roma è sempre in adorazione della sua sindaca eletta.
Virginia non è una usurpatrice, è “tutta noi”.
In clima di femminicidi, uno al giorno, si giudica a Roma
quello otto mesi fa di Michela Di Pompeo, la professoressa di Bolzano che insegnava
alla Deutsche Schule di Roma. All’assassino, il suo compagno, che ha agito con
efferatezza e determinazione, per un sms travisato, si concedono il rito
abbreviato, e tutte le attenuanti.
“Investe otto pedoni con la Smart, patteggia quattro anni”.
Li ha investiti passando col semaforo rosso. Piena di cocaina. Con un’amica
anch’essa drogata. Senza patente, per essere cocainomane recidiva e senza
volontà di recupero. Gli otto non sono morti, cinque degli otto sono stati
feriti gravemente ma non sono morti. Rito abbreviato e attenuanti, compresa la “dipendenza”.
Entrambi i casi sono allo stesso tribunale, quello di Roma.
Ma non sono un caso o un’eccezione: sono la forma della giustizia. È la legge,
dicono i giudici. Che non sono qui per “applicare” la legge, non ci pensano
nemmeno, troppa fatica.
Raggi propone di fare dei Fori un Central Park romano.
Senza alberi, senza viali, tutto di monumenti e reperti, preziosi, protetti?
Una stupidaggine. Ma le cronache romane ne riferiscono con meraviglia. Con
soggezione. Interrogano esperti e soprintendenti. E gli esperti e
soprintendenti dicono che, beh, insomma, bisognerà vedere. Il potere ha brutti
servitori.
La sindaca di Roma Raggi non parla, se non per proposte
balzane. Dalla teleferica a Primavalle al Central Park ai Fori. È una tecnica –
serve per occupare lo spazio: mi si nota di più se la dico più grossa? Ma piace
ai romani, che il 4 marzo l’hanno rivotata, hanno votato il suo partito, un
romano su tre. Si dice che l’Italia non ha classe dirigente. E il popolo?
Nessun commento:
Posta un commento