lunedì 26 marzo 2018

Ombre - 409


Che succede in questo Parlamento, a metà di Di Maio e Salvini? Che “la senatrice grillina Lezzi dice: «Ho votato turandomi il naso»”. Anche lei come Montanelli. Montanelli ha proprio modellato il giornalismo: lo ha rovinato.

Il più desolante del dopoelezioni sono la miriade di commentatori, giornalisti la gran parte, e politici, para o pseudo democratici occupanti stabili di ogni posto visibile, su Rai 3, Sky e i maggiori quotidiani. Per i quali il nemico è ancora Berlusconi. Non hanno capito Berlusconi e naturalmente non capiscono il 4 marzo. Ma per benpensantismo. Che dunque è una trappola ferrea.  

Napoli lamenta anch’essa i dazi in Cina. Importa passata di pomodoro dalla Cina senza dazi, ma vede le sue esportazioni in Cina di polpa e pelati tassate all’arrivo. I dazi non li ha inventati Trump.  


Non è tutto. Napoli importa la passata dalla Cina ma non per il mercato italiano. No. La importa per i mercati africani, spiegano i suoi industriali al “Sole 24 Ore”, dove la riesporta. Come made in Italy. Il libero scambio effettivamente conviene. 

“Il popolo contro la democrazia”: sotto questo titolo il “Financial Times” recensisce alcuni libri sul populismo elettorale. Dando per buona la rilevazione che “meno di un terzo dei millennial ritengono che sia estremamente importante vivere in una democrazia”. Ma non sono i millennial che hanno votato Di Maio e S alvini: è un italiano su due.

Procede con difficoltà il post-elezioni di Zingaretti a Roma. Non ha la maggioranza in consiglio regionale e deve negoziarla con i 5 Stelle. E per varare la giunta ha dovuto attendere tre settimane l’assessore in quota agli ex Pd, gli irriducibili Leu. Che litigano molto fra i candidati al posto.  L’ex Pci non smette di fare danni, per di più volendosi moralista e garante della buona politica.
Zingaretti è stato rieletto da solo, con 200 mila preferenze in più della coalizione Pd-Leu, grazie al voto disgiunto.

Con la produzione Opec al massimo (l’Iraq è tornato stabilmente leader fra i dodici, secondo nell’export solo all’Arabia Saudita),  la quotazione base del petrolio è risalita in pochi mesi a 70 dollari\barile – valutazione di per sé immaginifica. Effetto delle decisioni di Trump: incentivare la produzione di petrolio da scisti bituminosi, benché molto inquinante, e mettere sotto pressione l’Iran. Le petromonarchie, impantanate in piani miliardari quando il greggio era a 100 (cento!) dollari\barile, respirano. C’è del metodo nella follia.

Enel si autocelebra, fatturato e utili in ascesa. Grazie all’energia verde. Ogni italiano paga all’Enel – e agli altri profittatori del verde – quattro volte il costo della sua bolletta elettrica, sotto la voce “oneri di sistema”. Glieli paga anche se, per malattia o assenza, non accende la luce. Potenza del malgoverno.

Si paga la truffa delle fonti alternative di energia senza che nessun giudice ci metta becco. Benché sia con tutta evidenza un furto, per quanto legalizzato. Peculato è solo se la figlia dell’onorevole ha usato il cellulare istituzionale paterno, magari per imperizia o pigrizia, anche una sola volta – la vigilanza è occhiuta.

Scioperano i mezzi pubblici a Roma nell’indifferenza, mentre si insedia il nuovo Parlamento. Uno sciopero dei trasporti è, era, una iattura da evitare. Ora se ne fa uno a settimana – uno ogni cinque giorni lavorativi. Senza danni per la produttività. Questo è il pregio di tenerla bassa.

Le cronache romane scrivono di “cittadini indignati” per lo sciopero dei mezzi pubblici, uno alla settimana - uno ogni cinque giorni lavorativi. Giustamente, per la soppressione della metropolitana, dei pendolari, dei tram. No. Roma è sempre in adorazione della sua sindaca eletta. Virginia non è una usurpatrice, è “tutta noi”.

In clima di femminicidi, uno al giorno, si giudica a Roma quello otto mesi fa di Michela Di Pompeo, la professoressa di Bolzano che insegnava alla Deutsche Schule di Roma. All’assassino, il suo compagno, che ha agito con efferatezza e determinazione, per un sms travisato, si concedono il rito abbreviato, e tutte le attenuanti.

“Investe otto pedoni con la Smart, patteggia quattro anni”. Li ha investiti passando col semaforo rosso. Piena di cocaina. Con un’amica anch’essa drogata. Senza patente, per essere cocainomane recidiva e senza volontà di recupero. Gli otto non sono morti, cinque degli otto sono stati feriti gravemente ma non sono morti. Rito abbreviato e attenuanti, compresa la “dipendenza”.

Entrambi i casi sono allo stesso tribunale, quello di Roma. Ma non sono un caso o un’eccezione: sono la forma della giustizia. È la legge, dicono i giudici. Che non sono qui per “applicare” la legge, non ci pensano nemmeno, troppa fatica.
  
Raggi propone di fare dei Fori un Central Park romano. Senza alberi, senza viali, tutto di monumenti e reperti, preziosi, protetti? Una stupidaggine. Ma le cronache romane ne riferiscono con meraviglia. Con soggezione. Interrogano esperti e soprintendenti. E gli esperti e soprintendenti dicono che, beh, insomma, bisognerà vedere. Il potere ha brutti servitori.

La sindaca di Roma Raggi non parla, se non per proposte balzane. Dalla teleferica a Primavalle al Central Park ai Fori. È una tecnica – serve per occupare lo spazio: mi si nota di più se la dico più grossa? Ma piace ai romani, che il 4 marzo l’hanno rivotata, hanno votato il suo partito, un romano su tre. Si dice che l’Italia non ha classe dirigente. E il popolo?

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