lunedì 5 marzo 2018

Il piatto rotto di Berlusconi – 27

Tornato eleggibile Berlusconi si meraviglia sulla sua tv che “solo 5-6 italiani su cento mi votano alle elezioni”. E inveisce contro Di Maio. Dimenticando di averlo fatto crescere fino a vincere le elezioni, regalandogli i comuni di Roma e di Torino - nella capitale frantumando il suo voto per tre, con candidature tardive, nella vecchia capitale boicottando il candidato della Lega.  Mentre regalava Milano a Sala. E ora la regione Lazio, dove fece di tutto per non far eleggere Parisi, come già aveva fatto a Milano contro Sala – alla regione Lazio gli è bastato poco, una furbizia minima: candidare Parisi all’ultimo minuto utile.
Un piccolo Crono che ha divorato i suoi figli nei cinque anni di ineleggibilità – nessuno in sua assenza. Omero lo direbbe androktonos, uccisore di uomini.

Con la sua bulimia ha liberato, coscientemente, volutamente, i 5 Stelle. Che si prendano la protesta della Lega del vecchio Bossi. Ma ha svuotato anche la funzione politica che aveva assunto nel 1994 – di cui le storie potrebbero beneficarlo: di addomesticare le estreme, allora Bossi e i neofascisti. E potrebbe anche perdere la Lega, che non è più di Bossi, vecchio estremista, ma di Salvini, estremista nuovo,  che non gli perdona Torino, e Milano. Ma forse quella funzione l’ha ricoperta casualmente, in virtù della vanagloria - del “ghe pensi mì”. Perché, alla fine di tanta saggezza politica, resterà fuori dal governo, pur avendo vinto le elezioni con la sua coalizione: il piatto rotto non si ricompone è accreditata certezza filosofica.

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