La cosa migliore è l’aneddoto:
l’assaggiatrice che si scopre a 96 anni, prima di morire. E una coincidenza: “Le
assaggiatrici” si scrive in parallelo con”Al servizio di Hitler”, opera sullo
stesso tema di un altro scrittore, l’americano-a V.S.Alexander, che l’editore per
il quale Rosella Postorino lavora, o lavorava, traduce e pubblica (titolo originale “L’assaggiatrice”). Anche lui-lei probabilmente
invogliato-a dalla tardiva manifestazione di Margot Wölk sulle colonne dello “Spiegel”
e del “Guardian”. I due romanzi sulle assaggiatrici di Hitler sono così usciti
insieme, ma non sono gli stessi.
La storia è una
non-storia. Tanto più che non ha il pregio della confidenza, che rende
attrattivi i ricordi dei famigli dei grandi. Alexander ne fa romanzo resistenziale. Postorino ne fa romanzo meno incongruo sul filo della fascinazione del male, dell’amore proibito. Non
proprio da “Portiere di notte”, gli sbattimenti non si vedono, ma su quella linea lì:
lui è un ufficiale delle SS, lei, nel suo piccolo, nell’orizzonte ristretto
della ragazza di campagna, ha modo di sapere la verità del nazismo, che ha in
orrore.
Di più, ne fa romanzo
leggibile, anche se poco resta. Postorino, che ama la scrittura (traduttrice di
Duras – ri-traduttrice – e autrice di altre chicche in materia di Fresserinnen, mangione), avrà voluto
fare il best-seller. Ci mette di tutto, tutto quello che le viene in mente. Fino
al “sollievo di grattarsi”, per le zanzare o pulci, e altre irrilevanze, pur di
fare rigaggio. Anche il detto calabrese, trasformato in teutonico, che “quando
si mangia si combatte con la morte”. Scrivendo veloce. Senza problemi neanche
di verosimiglianza – nella Germania di Hitler non si viveva di “fame e paura”, ma purtroppo di entusiasmi. Travolgendo
il lettore con un mezzo alluvione di Grande Fratello e Isola dei Famosi insieme
– manca “e che cazzo!”? E lo ha fatto. Il best-seller. Per trecento
lunghe pagine.
Rosella Postorino, Le assaggiatrici, Feltrinelli, pp. 285 €
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