Il sostegno dell’Italia non è richiesto da Londra, è altra constatazione del ministero degli Esteri. Anche questa non una novità: era scontato che Londra assumesse questo atteggiamento verso l’Italia. Che però potrebbe nuocere a Londra, si dice, in più modi.
I modi non si dicono, ma si fa capire
che sono legati alla fattispecie – la disinvoltura della polizia e dei servizi
segreti britannici – e il negoziato per la Brexit. Lo scandalo dei russi avvelenati
dovrebbe creare una solidarietà, di cui Londra si attende di beneficiare nel
negoziato. Ma le due cose non avrebbero alcun legame. Quanto alla polizia
britannica, la sua inefficienza è da tempo data per scontata.
Contatti sono però avviati con banche e
fondi britannici. Per sondarne gli umori in rapporto alla prevedibile nuova crisi
del debito pubblico, se il voto del 4 marzo non produrrà un governo stabile, e
non anti-europeo. Due condizioni difficili da realizzare, e quindi un’offensiva
al ribasso è temuta. Con effetti minori che nel 2011 – l’esposizione del debito
sui creditori esteri è quasi dimezzata. Ma sempre sostenuti.
Una trattativa a distanza. Non facile. L’unica
carta a disposizione della nostra politica estera è la condizione di bisogno in
cui versano i conservatori, e i banchieri dietro di loro, di fronte allo spettro
Corbyn, il laburista radicale: Theresa May ha assoluto bisogno di un successo
nella questione delle spie. In aggiunta all’atteggiamento della Ue in materia
di Brexit, cui l’Italia concorre con peso non trascurabile.
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