Non è l’età, non è la condanna. Oppure sì, è l’eta, o la condanna: Berlusconi ha preso dritto la deriva degli one man’s band, di tutti quelli che
fanno sempre tutto da solo. Ha operato nella sua forzata assenza dalla
politica, per i processi e sotto il peso del ridicolo, per non far emergere
nessuno al suo posto. Non in Forza Italia, non Parisi a Milano, e poi alla Regione Lazio (fa campagna nel Molise..., ma nel Lazio no, non si è fatto vedere), e nessun altro a Roma, al Campidoglio.
A Roma ha frantumato su tre candidati il voto di destra al primo turno per evitare il ballottaggio, e al ballottaggio ha fatto plebiscitare Raggi - più o meno lo stesso a Torino (lo stesso, più o meno, il 3 marzo alla regione Lazio). Un harakiri sotto un altro firmamento non berlusconiano: travasare i propri voti sui 5 Stelle. Ma lo ha fatto, è uno che naviga sempre più in solitario, senza bussola. Anche negli affari: la cessione del Milan, il patto coi francesi – ribaltato solo per l’iniziativa di Zappia, di Sky.
A Roma ha frantumato su tre candidati il voto di destra al primo turno per evitare il ballottaggio, e al ballottaggio ha fatto plebiscitare Raggi - più o meno lo stesso a Torino (lo stesso, più o meno, il 3 marzo alla regione Lazio). Un harakiri sotto un altro firmamento non berlusconiano: travasare i propri voti sui 5 Stelle. Ma lo ha fatto, è uno che naviga sempre più in solitario, senza bussola. Anche negli affari: la cessione del Milan, il patto coi francesi – ribaltato solo per l’iniziativa di Zappia, di Sky.
Berlusconi non è ora l’ostacolo al
governo. Questo dice la tattica, semplice, dei 5 Stette: dividere gli avversari, la destra come il Pd. Salvini
non può andare al governo senza i berlusconiani. Ma indebolisce la sua parte, e
anche il suo partito: il centro-destra è stato per un quarto di secolo Berlusconi,
ora non più.
Il
3 marzo Berlusconi è quello che ha perso più voti. Molti più di Renzi,
in assoluto e in percentuale. È passato dai 7 milioni 332 mila voti del 2013 a
4,6 milioni, con un deflusso di 2,7 milioni abbondanti. Che sono andati a Salvini
e a Fratelli d’Italia, le analisi dei flussi di voto sono chiare e concordi.
Renzi, che si dichiara sconfitto, ne ha persi di meno, 2 milioni e mezzo, e
comunque ha tenuto il Pd a oltre 5 milioni di voti.
Salvini è quello che ha aumentato di
più il voto, di 4 milioni 311 mila unità. Più del doppio dell’aumento dei 5 Stelle
che cantano vittoria – più 2 milioni e 39 mila. Sia Salvini che i 5 Stelle si sono
arricchiti a spese di Berlusconi e di Renzi. Ma al Nord tutti i deflussi, anche
dal Pd, perfino dai 5 Stelle, sono andati a Salvini. Nelle quattro ex regioni
rosse pure: Salvini ha raccolto deflussi dell’ordine del 7 per cento dal Pd, da
Berlusconi e dall’ex Monti (Scelta civica) – i 5 Stelle solo uno striminzito
0,8 per cento in uscita dal Pd. Al Sud sono i 5 Stelle che hanno intercettato
il deflusso dal Pd (meno 5,3 per cento) e da Berlusconi (meno 5,8) – anche dagli ex Pci di Leu - con una crescita di dieci punti percentuali. Salvini segue
con un 5 per cento in più, in deflusso da Forza Italia, dal Pd, e anche qui dai
5 Stelle.
Ma Berlusconi non fa un passo indietro, come sotto ogni aspetto dovrebbe. Venticinque anni fa ha domato i neofascisti, e la Lega della secessione. Ora dovrebbe prendere atto che l’antiparlamentarismo gli sfugge, che l’establishment è lui, anche vecchio in questa Italia che si finge ringiovanita. Ma continua la politica delle comunali di questi
suoi anni di impedimento giudiziario: nessuno dopo di me.
Bisognerebbe richiamare il mito, di
Saturno che divora i suoi figli, eccetera. Saturnino Berlusconi in effetti lo è diventato, un poco,
lui che diceva le barzellette e sorrideva. Ma, poi, è Berlusconi, un signore
milanese. Uno che non vuole costruire nulla, non senza un tornaconto
individuale. Il che è il contrario della politica, buona o cattiva. Triste, solitario y final suona più
adatto che Saturno, un Marlowe suonato.
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