Il “New Yorker”, che ogni giorno posta
sul sito due o tre aricoli contro Trump, paragona il papa Francesco a Trump.
L’ex capo della
Polizia federale Comey va in tv per dire il presidente eletto un “capomafia”.
Complimentato dai media. È sempre western, nel 2018, New York.
Hanno una dozzina di polizie.
Hanno la pena di
morte, come la Cina, come l’Iran, o l’Arabia Saudita.
Si dicono
puritani ma per fare bordello.
Denunciano intrusioni nella loro vota
privata da parte dei social media che loro stessi hanno creato e alimentano.
È un popolo di avvocati(cchi) – i paglietta
si sono trasferiti a New York.
E di franchi tiratori.
Ai presidenti di
preferenza, e a ogni persona che si distingua. A opera delle polizie di Stato e
delle polizie private.
Ma si ammazzano tra di loro
liberamente, anche a opera delle polizie. La libertà di uccidere è uno dei fondamenti
costituzionali, è il morto che si deve giustificare.
370 milioni di armi da fuoco, dalla pistola
al mitra, sono in circolazione, per una popolazione di 320 milioni di persone.
Due terzi delle armi sono in dotazione al 20 per cento della popolazione: settanta
milioni di americani girano con 240 milioni di armi, tre-quattro ognuno.
Gli americani, 4,4 per cento della popolazione
mondiale, rappresentano il 42,2 per cento dei civili armati nel mondo.
E da ottant’anni sono sempre in guerra,
in tutti i continenti e subcontinenti. Anche nei deserti, e contro piccole
isole indifese, piccolissime. Ma solo sanno fare la guerra aerea,
poco onorevole (la potenza dei soldi), solo rovine.
I media non sparano, ma sono sempre a caccia di cinghiali da abbattere, piacciono molto.
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