Femminista – G.K.Chesterston vede chiaramente già nel 1910 (“Cosa c’è di sbagliato nel mondo”) essere “chi disprezza le principali caratteristiche femminili”.
Giallo – Tutto all’improvviso è
giallo, dalla Bibbia in poi. E l’Odissea, perché no? O l’Iliade, con la suspense dei duelli, i trucchi, i
rapimenti di persona. Fruttero proclama “giallo” anche “I miserabili”, “Da una
notte all’altra”, p. 93.
Greco – Nell’ironica
difesa della public chool inglese che considera all’origine dell’immoralità
pubblica allora a Londra, e dell’ineffettualità della politica (è il tema centrale
di “Cosa c’è di sbagliato nel mondo”, 1910) – Chesterston critica chi critica
l’uso del greco nelle stesse scuole – “fa impazzire che, quando si attacca un’istituzione
che realmente richiede una riforma, la si attacchi per i motivi sbagliati”:
“Così molti oppositori delle public
schools, immaginndosi molto democratici, si stremano in un attacco senza
senso allo studio del greco”. Si può capire, aggiunge, “che il greco possa
essere considerato inutile”, ma non antidemocratico: “Non capisco come possa
essere considerato antidemocratico”. Non capsico, cioè, che i democratici in particolare
si oppongano “all’insegnamento dell’alfabeto greco, che fu l’alfabeto della
libertà”. In particolare, “perché i Radicali disprezzano il greco? In quella
lingua è scritla la prima e, sa il cielo, la più eroica storia del partito
Radicale. Perché il greco dovrebbe disgustare un democratico, quando la stessa parola
democratico è greca?”.
Jünger – “Privo della retorica bellicosa”, nota Fruttero, ed è vero, è la
sua specificità. Nel libro-rivelazione, “Nelle tempeste d’acciaio”, e dopo.
Kipling – “L’idealismo
coloniale di Rhodes e Kipling” Chesterston menziona in “Cosa c’è di sbagliato
nel mondo”) non sfavorevolmente. Non apprezzando l’imperialismo: “I coloni” dice
“soprattutto cockneys (i londinesi
poveri, n.d.r.) che hanno perduto la loro ultima musica delle cose reali”. Ma
per Kipling è diverso: “Rudyard Kipling, uomo geniale benché decadente, ha lanciato
su di loro un glamour immaginario,
che sta già appassendo. Ma Kipling è, in un senso preciso e piuttosto sorprendente,
l’eccezione che prova la regola. Perché ha immaginazione. Di una specie
orientale e crudele, ma ce l’ha. E non perché è cresciuto in un paese nuovo, ma
recisamente perché è cresciuto nel più vecchio paese sula terra. È radicato in
un passato. Un passato asiatico. Non avrebbe mai potuto scrivere “Kabul River”
se fosse nato a Melbourne”.
Licenziamenti – Riportano
l’uomo alla condizione di schiavo. È una delle “scoperte” di G.K.Chesterston in
“Cosa c’è di sbagliato nel mondo”: “Un pagano parlava di un padrone di dieci
schiavi come un moderno parla di un uomo d’affari che licenzia dieci dipendenti:
«È orribile, ma in che altro modo si può regolare la società?»”.
Olla
podrida – Il Treccani registra la voce
spagnola come :un “vivanda tipica, consistente
in una minestra composta di carni varie, salsicce, lardo, legumi e spezie”, e
cita Galilei, come di pietanza spagnola italianizzata: “Questo mi pare il
medesimo che se altri chiamasse il pane corpo misto e corpo semplice
l’ogliopotrida”.
Un secondo significato registra come “mescolanza di cose eterogenee”.
E cita Montale: “Gli acculturati i poeti i pazzi Le macchine gli affari le
opinioni Quale nauseabonda olla podrida!”. Più tipica – ma non più
ricorrente – ricorre in questo senso figurato. Ma va registrata (P. Englisch,
“L’eros nella letteratura”, 273) anche una “Ollapotrida des durchgetribenen
Fuchsmundi” di J.A. Stranitsky, “opera iena di spiritosaggini fecali e sessuali”, pubblicata nel 1711. Stranitzky è stato un attore da commedia del’arte e
burattinaio, nonché autore di teatro austriaco.
Parroco - È, secondo il Rocci, “chi è
collocato presso il carro”: il paraninfo, il pronubo che accompagna gli sposi
nel carro nuziale.
Populismo – “Che cosa c’è di così
sbagliato nel distribuire terre gratuitamente ai poveri?”, domanda Rufo, il
giovane di studio di Cicerone, nel romanzo di Robert Harris, “Conspirata”,
2009, il secondo della trilogia su Cicerone che prefigura in poche righe un
quadro preciso del populismo, nella forma cui allora indulgeva Cesare per
fondare la sua dittatura, “il quale, come tanti giovani, aveva simpatie populiste”:
“Almeno, Cesare si preoccupa per loro”. “Si preoccupa per loro?”, obietta
Cicerone, “Cesare non si preoccupa per nessuno, tranne che per se stesso! Credi
davvero che Crasso, l’uomo più ricco di Roma, si preoccupi dei poveri? Vogliono
distribuire la terra pubblica, e in ogni caso senza oneri a loro carico, per
crearsi un esercito di sostenitori”. Quanto ai poveri questuanti, può obiettare
Cicerone, “quello che vogliono è il cibo, non le
fattorie”.
Sofri – Le Carrè l’aveva previsto,
“La spia perfetta”, 514 – o no, Orwell prima di lui: ““Non hai letto Orwell?
Non sai che questa è gente capace di riscrivere il tempo che ha fatto ieri?”
“Lo so”, disse Pym”.
Unione Sovietica – È una parentesi vuota nella
creatività russa. Le celebrazioni del centenario della rivoluzione d’Ottobre
hanno inciampato in questo vuoto. Settant’anni
di niente in tutte le arti, e in poesia e in prosa. Ha raccolto una fervida
tradizione innovativa e rivoluzionaria, e l’ha tacitata, quando non suicidata.
I tanti insorgenti ha tacitato o proscritto, Mandel’stam, Achmatova, e poi Brodkij,
Solgenitsin, lo stesso Pasternak. Malevič è arrestato, i suoi abbozzi e appunti
distrutti. Šostakovich rinnegherà. Ejženstjn fu più boicottato che prodotto. i compromessi col regime. c. In musica Šostakovic.
Solo la critica fu rispettata, fino a Bachtin, soprattutto la corrente
formalista: Šklovskij, Propp, Jakobson, Osip
Brik, Tynjanov, Ejchenbaum – perché non era letta?
Verga – Braudel, “Civiltà e imperi del
Mediterraneo nell’età di Filippo II”, ha un Ibn Verga, scrittore spagnolo del
‘500, polemista contro gli ebrei. Wikipedia registra due Ibn Verga: Judah, del ‘400,
e Solomon, del primo Cinquecento, entrambi ebrei, il primo apprezzato come
giurista e cabalista, il secondo marrano, in un primo tempo, poi rifugiato in Turchia,
che scrissero entrambi delle persecuzioni contro gli ebrei.
letterautore@antiit.eu
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