“Quello che abbiamo fatto, in realtà, è solo tendere un filo, che
farà scattare una trappola esplosiva. E prima o poi Hitler ci metterà una piede
sopra”. L’esito della conferenza di Monaco è così letto dal giovane diplomatico
inglese che lega le varie pieghe di quel momento storico.
La storia è dei quattro giorni che rallentarono la corsa alla Guerra,
la ritardarono di un anno: una guerra, a conoscenza degli inglesi, già decisa
da Hitler il 30 maggio 1938: “È mia ferma e irrevocabile decisione annientare al più presto la Cecoslovacchia con un’azione militare”. E salvarono
(rinsaldarono) l’Occidente? È quello che Hitler pensava e disse il 4 febbraio 1945:
“Il mio scopo, nel tentare di venire
a patti con l'Inghilterra, era di evitare la creazione di una situazione
irreparabile in Occidente”. Harris cerca di capire perché. Chamberlain,
che nel 1938 evitò la guerra, ne esce rigenerato.
Non è un libro di storia, ma si chiarisce la posizione inglese:
Chamberlain, il primo ministro conservatore in carica a Londra, è un altro. È
probabilmente l’ultimo degli inglesi a pensare il destino del suo Paese legato
a quello della Germania – a una fratria sassone. Una sorta di soggezione masochista,
che declassava il suo Paese a postulante. Allora la Gran Bretagna era l’Impero
mondiale, come la stessa Germania aveva riconosciuto con i trattati navali del
1935 – un fatto che si tende a dimenticare, anche nel recente revival
churchilliano. E veniva da una vittoria sulla Germania, pagata con 7 o 800 mila
morti. Ma “la prima volta che che era andato a far visita a Hitler”, riflette
Harris inconsapevolmente diminuendolo, “non aveva voluto avvertirlo del suo arrivo
finché non era stato in volo, in modo che il dittatore non potesse rifiutarsi
di incontrarlo”.
Chamberlain non è per questo però l’appeaser,
quello che finisce per favorire Hitler. “Da questo momento in poi”, può dire dopo
l’accordo per la spartizione della Cecoslovacchia, “la responsabilità (della
guerra) è tutta di Hitler”. Dopo essere stato accolto a Monaco, come in
precedenza a Berlino, dall’entusiasmo popolare. E ai Comuni all’annuncio della
conferenza straordinaria a Monaco, come a Londra al ritorno.
La conferenza di Monaco ha solo reso inevitabile o necessaria la guerra
a Hitler – il giorno prima non era affatto certa. Di più, come è nella
tradizione inglese dei romanzi di spionaggio (G.Greene, Le Carré), la vicenda
Harris rilegge senza pagelle e senza scrutini. A volte è necessario perfino tradire
– i congiurati tedeschi contro Hitler. E sottrarsi a obblighi sbagliati può non
essere possible. Ma forse non si poteva dimenticare il terzo incomodo, la Russia sovietica, in rapporto alla quale molta politica si veniva svolgendo, compreso il tentativo di Chamberlain di accordarsi con Hitler. Perché di questo a Monaco ancora si tratta, di schieramenti politici - ideologici.
Non un romanzo a chiave. Né risarcitorio della figura di
Chamberlain. Semplicemente, mentre si recuperava la figura di Churchill, Harris
ha cavalcato l’onda in parallelo riproponendo l’innominabile perdente. Con un titolo
pronto per gli ottant’anni del trattato.
La fretta è evidente. Il filo spionistico per reggere la rievocazione
è esile, un’amicizia anglo-tedesca degli anni di Oxford. Con molte pagine
irrilevanti, traduzioni, copiature, correzioni, messe a punto di lettere e
documenti. Perfino errori materiali – se non sono dell’edizione italiana: Eva
Braun è Fraülein Brown, ci sono code per il traffico, nel
1938, e telecamere (“il bagliore argenteo delle telecamere”), il congiurato
anti-Hitler vive quei giorni a strettissimo contatto col Führer, benché abbia da poco completato gli studi a Oxford, e abbia
una fidanzata comunista, oppositrice caparbia, ridotta dal regime a un
vegetale, e accudita a spese sue in un ritiro per disabili.
Ma l’esito va oltre le strategie di mercato: una storia per chi ama
la suspense, e per chi ama la storia.
R.Harris sa risuscitare la storia – la storia del mondo. Anche quella nota. Sa
ricostruirla e raccontarla come se fosse materia vivente, e senza pregiudizi o
errori di valutazione. Qui ci sono anche, dimenticate dalla storia, le ragioni
della pace.
Robert Harris, Monaco,
Mondadori, pp. 297, ril. € 20
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