mercoledì 25 aprile 2018

I Promessi sposi del Male

“I promessi sposi” come il romanzo del Male. Dal sopruso iniziale inflitto tramite don Abbondio a Renzo e Lucia, alle folle in tumulto a Milano, ai bravi, alla peste, e alle due digressioni, brevi romanzi per conto loro, sulla Monaca di Monza e sulla Colonna Infame, di cui si spiega così l’interpolazione.
Natoli parte dal commento di Manzoni all’ira di Renzo dopo che ha saputo che “il matrimonio non s’ha da fare” – lo stesso che Primo Levi ha ripreso ne “I sommersi e i salvati” - al secondo capitolo del romanzo: “I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi”. Il male è una catena, a cui i buoni e le buone volontà sono intrecciati e incatenati.
È una “lettura” che favorisce la lettura del romanzo. Anche se gli esempi attualizzati che Natoli porta soono diversivi. Gli scafisti non sono i monatti, non svolgono attività igienica e quindi morale, benché abietta, sono profittatori. I migranti non sono “un volgo disperso che nome non ha”: hanno nomi e cognomi e fanno capo a organizzazioni – malefiche, ma ben organizzate, e non segrete. Né la lettura che il saggio sottintende regge: non si può dire la Provvidenza del romanzo un invito alla ribellione, una chiamata all’azione. “I promessi sposi” non sono una tragedia, neppure un dramma. Sono un romanzo storico, e borghese:  il male è punito, il bene trionfa - c’è pure il perdono di Renzo al letto di don Rodrigo morente: il perdono cancella il Male?
È la lezione, riveduta e ampliata, tenuta da Natoli nell’ottobre 2015 all’universita milanese della Bicocca, nel quadro del progetto “Accidenti, Manzoni!” curato da Mario Barenghi. Il progetto impegna di anno in anno studiosi di varie discipline al commento di una citazione tratta casualmente dai “Promessi sposi”.
Salvatore Natoli, L’animo degli offesi e il contagio del male, Il Saggiatore, pp. 96 € 11

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