La storia segue Marx in esilio a Parigi e a Bruxelles con la moglie
Jenny von Westphalen, e una bimba, poi due, in strettezze di ogni tipo, sempre
intento a chiarire il progetto politico. E Friedrich Engels, uno dei tedeschi industriali
del cotone a Manchester, in dissidio col padre, studioso dei fatti sociali, che
si lega sempre più a Marx. Due anni di dibattiti, senza un finale – giusto una didascalia
per annunciare il Quarantotto, la rivoluzione del 1848.
Perché questo film si fa vedere è il maggior motivo d’interesse.
Tanto più che la vicenda è arcinota ai cultori della materia, comune a tutti i fuoriusciti
di quegli anni, Mazzini eccetera. È un pubblico diviso. Tra persone in età,
quindi presumibilmente nostalgiche. E ventenni. Non ci sono le età di mezzo.
Questo può non voler dire nulla, le età di mezzo hanno anche poco tempo libero,
forse non tanto per andare al cinema. Ma forse no: sono le generazioni perdute
alla politica, quella che oggi dominano. Si vede “Il giovane Karl Marx” come al
suo tempo si vivevano le Leghe, quasi clandestinamente.
Un motivo di interesse può essere il lato privato di Marx, che per i più è una scoperta. Vige ancora la lettura del personaggio ideologo, teorico, dottrinario. Ma la vita conta. E contano gli interessi extrapolitici, che nel film bene o male emergono..
Un motivo di interesse può essere il lato privato di Marx, che per i più è una scoperta. Vige ancora la lettura del personaggio ideologo, teorico, dottrinario. Ma la vita conta. E contano gli interessi extrapolitici, che nel film bene o male emergono..
Raoul Peck, Il giovane Karl
Marx
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