Molta
Venezia, dove Boulenger si reca a incontrare D’Annzio in guerra – ma al Lido. Molto
di maniera. E poi nella preparazione di Fiume, con le inevitabili “poesia del
cielo e della terra”, e “l’arte che si fa azione”, insieme con l‘ ardore
religioso, linfa di gioventù”, e “uno straordinario creatore di energia e
bellezza”. Roba del genere: “Nel pieno del XX secolo,
avevamo avuto la possibilità di vivere in una sorta di città santa delirante
per la parola del suo profeta. Assistevamo a un’esaltazione mai vista, una vera
frenesia patriottica di un intero popolo, cui ogni giorno il suo capo offriva
il conforto dell’anima, l’aiuto morale, il viatico, si potrebbe quasi dire la
comunione, in discorsi sempre nuovi, pronunciati in piazza o sul campo di
addestramento, su una scalinata di un edificio o sul balcone del Palazzo”.
Dopo Venezia e Fiume Boulenger, che la Treccani dice “uomo sportivo,
uno dei primi a introdurre lo sport in letteratura”, si fece un Ardito del Vate
per il resto dei suoi anni. A Gardone D’Annuzio si fa trovare profumiere. E al francese
che se ne stupisce spiega che disegna anche stoffe e vestiti: “Come si può
parlare di frivolezza quando si tratta di ingentilire la vita?” D’Annunzio non era
scienziato, e questo solo gli mancò. Per il genio universale.
La riedizione è a cura di Alex Pietrantoni, con una introduzione di Giordano Bruno Guerri.
Marcel Boulenger, Chez D’Annunzio, Odoya, pp. 150, ill. € 14
La riedizione è a cura di Alex Pietrantoni, con una introduzione di Giordano Bruno Guerri.
Marcel Boulenger, Chez D’Annunzio, Odoya, pp. 150, ill. € 14
Nessun commento:
Posta un commento