Lo storico Vidotto ha avuto l’idea di
rifare la collettanea, con lo stesso titolo, del 1975, che riuniva le
divagazioni in tema dei primari scrittori dell’epoca, tutti di fuori Roma,
eccetto Moravia e Bellezza, e tutti alla fine simpatetici. Lo stesso con questa compilazione:
Dove i romani sono cinque, Magrelli, Trevi, Raimo, Di Paolo, Scego, e gli
immigrati quattro, Lagioia, Culicchia, Ciabatti, Pascale. Ma tutti più o meno a loro agio – eccetto Lagioia, che
a Roma ci sta bene poiché ci vive ma gioca al malumone e la dice copia di
Mumbai (va’ a sapere cos’è Mumbai per
lui – “una città indiana” probabilmente, ma non sarebbe razzista?). Non c’è
critica, e non c’è amore.
Il fatto – il limite della breve
antologia – è che non si sa che dire di Roma. Cioè: a Roma c’è molto da dire,
da ridire. Ma non da censurare – è inutile: Roma è.
I testi qui riproposti del vecchio “Contro
Roma”, di Montale, Moravia, Soldati, Piovene, Parise, Siciliano, La Capria,
Maraini, Bellezza, perfino Giovannino Russo, fanno una (grossa) differenza.
AA.VV., Contro Roma, Laterza, pp. 215 € 16
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