Comunque lodevole. Se non altro perché nessun
altro giornale si interroga sul gentiluomo. Ma dice il “Corriere dello sport”
una cosa per non dirne un’altra? Che le designazioni di Collina sono
”arbitraggi”, nel senso del diritto commerciale: decisioni a priori su chi
deve vincere. Che gli errori, marchiani,
ripetuti, a senso unico (in questa tornata a favore a tutti i costi del Real
Madrid, tutti - anche quelli contro la Roma, avversario che il Madrid non voleva in finale), non sono errori. Che
non si può designare lo stesso arbitro, benché turco, per due eliminatorie di
fila del Madrid, con il compito, palese in campo, di favorire la squadra
spagnola, evitando con la seconda designazione di sanzionarne gli “errori”
della prima..
C’è molto rispetto nei media italiani
per l’arbitro Collina. Si può capire, perché Collina è antijuventino. Ma l'antijuventinismo non esime da colpe, soprattutto se gravi, manifeste e ripetute. Tanto più che Collina è un
arbitro che dell’antijuventismo ha fatto commercio, e questo è - sarebbe - criminale. Un
arbitro che ogni settimana andava a colloquio con il Milan, col consigliere
d’amministarzione del Milan addetto agli arbitri, e si faceva sponsorizzare
dallo sponsor del Milan, la Opel.
Nemmeno i danni enormi che in questa
stagione Collina ha fatto a due club italiani, la Juventius e la Roma, con i
suoi arbitraggi, per un centinaio di milioni a testa, contano. Né il fatto
evidente che, come tutti quelli di un certo giro, Collina in questa stagione ha
dovuto strafare: è cioè “bruciato” – lui a freddo è un genio degli “errori”.
Il tifo è cieco, si dice. Ma i ciechi
sono intelligenti, non necessariamente stupidi. Certo, se il calcio è corrotto, il tifo non può essere diverso. O
anche: se l’Europa è corrotta – partigiana, condizionata, mediocre – il suo calcio non
può essere innocente. Vero è pure che Collina è alla Uefa in qualità di rappresentante della federazione ucraina.
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