giovedì 31 maggio 2018

I due linguaggi

La partita politica lunga sei giorni imposta dall’arbitro Quirinale ha definito due linguaggi. Il presidente designato Conte ha ricevuto i risparmiatori truffati dalle banche, ha riempito in due giorni le caselle di governo, ha detto asciutto che Mattarella non lo voleva più, e quando Mattarella lo ha richiamato è arrivato in taxi, senza i lampeggianti e le sgommate della sicurezza – costosissima - di parata. Un non politico che parla un linguaggio diretto.
Contro “Conte”, cioè contro la maggioranza che lo sostiene, e il suo ipotetico governo, ma anche a suo favore, un altro linguaggio: commenti chilometrici e sdilinquimenti per partito preso. Di partito in senso proprio, di corrente di partito, di orientamento, di schieramento – la sinistra, la destra, eccetera, e il populismo. Senza contare le voci dei bene informati, dal Quirinale o da fonti ignote. In tutte le sedi dell’informazione, giornali e tv.
Da una parte un linguaggio che si dice nuovo, e invece è chiaro. E intelligente, cioè “parlante”, performante. Dall’altrail linguaggio dell’inerzia mentale, della rendita. E la verità comincia dal linguaggio – si capiscono gli elettori del 4 marzo.

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