Festeggiano i media in generale, dopo la bocciatura del governo.
Le dirigenze orgogliosamente democratiche di “Corriere della sera”, “la Repubblica-la
Stampa”, i tg, anche quelli di Berlusconi, e l’intellettualità romana tutta.
Mattarella ha buttato l’Italia in una voragine, ma il mondo-che-conta celebra.
Hanno sempre gli stessi nomi premi e festival, cittadini, provinciali,
regionali, tutti rigorosamente pubblici, di filosofi, letterati, registi,
attori. Parlano e si premiano sempre gli stessi, rigorosamente con la tessera, non cedono
nemmeno un gettone di presenza, nonché una coppa. Si veda nella capitale: Cultura e legalità. Massenzio, San Cosimato, Maxxi, la Roma che
conta si celebra sempre in chiave Pd, come se i democratici non fossero l’esigua
minoranza che sono, tra l’altro muta in Campidoglio: i Taviani, anche in
memoria, Virzì, Muccino, Salvatores, Gifuni, Carofiglio…
Fra i tanti disastri, Mattarella avrà comunque ottenuto di dare
un anno di ossigeno alla sua Nomenklatura. La frase fatta di questi casi è che si
balla sul “Titanic”. Ma con ragione: la Nomenklatura dem mette fieno in cascina, anche se i buoi sono
scappati, come direbbe la saggezza popolare.
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