martedì 29 maggio 2018

Il mondo com'è (344)

astolfo


A Mosca, a Mosca – Fu un genere turistico più che un riferimento letterario – teatrale. Ci andavano “tutti”, invitati e riveriti, quando Mosca era la capitale dell’Unione Sovietica. E tutti, eccetto due o tre, ne tornavano entusiasti: mai la Russia è stata meta di gran tour entusiasti, benché organizzati dal Pcus, il partito Comunista Sovietico, di quando era al centro della Unione Sovietica. 
Mosca non era la sola meta. Dopo il 1956, Cuba è emersa, quale meta anch’essa del turismo politico. Qui però a proprie spese, non di Cuba. Dieci anni dopo in concorrenza con la Cina, sempre ospiti, accuditi a ogni minimo cenno – incredibili resoconti ne son stati fatti, da Maria Antonietta Macciocchi e Dario Fo tra i tanti, oltre che da una “delegazione” di poeti italiani – col controcanto di Arbasino.
Sul finire del secolo è venuto di moda il Nicaragua – qui senza capitale, il paese è rimasto malgrado l’impegno anonimo ai più. “Circa centomila americani hanno visitato il paese a partire dal 1979, insieme a un numero di europei occidentali calcolabili in decine di migliaia”, poteva scrivere nel 1980 l’americano Paul Hollander. Con qualche ragione, anche perché il viaggio si faceva a pagamento: era una “rivoluzione” marxista-leninista di poteri, con un’attrattiva in più, comunque uno spettacolo - e il Nicaragua era per gli americani l’esotismo alla porta di casa
Nessuno di questi racconti di viaggio regge, nemmeno Moravia o Pasolini. Giusto quello di Corrado Alvaro, che sempre fu onesto – “I maestri del diluvio”. E i due-tre contrari, di viaggiatori ravveduti, Gide, Céline. Erano, sono di una tale povertà intellettuale (lessicale perfino, oltre che concettuale), se non è disonestà, che non sembra possibile, ma è roba di ieri. E senza rimorsi. Paul Hollander, e poi Enzensberger, ne hanno fato la tara e la satira, di questo turismo politico, quando ancora era in auge. Herberto Padilla, il poeta cubano poi ostracizzato, ci ha cucito su la categoria di “turismo culturale”, troppo generosa, ma definiva la categoria. Di quelli che andavano a “vedere” la rivoluzione: “Il pellegrino è più fervente e più consciamente devoto agli ideali del paese che visita”.

Dossier – “Ogni dossier costruito per un servizio segreto (di qualsiasi nazione) è fatto esclusivamente di materiale già di dominio pubblico”, U.Eco, “Riflessioni su wikileaks” (in “Costruire il nemico”): Per una ragione semplice: “La regola per cui i dossier segreti devono essere fatti soltanto di notizie già note è essenziale per la dinamica dei servizi segreti, e non solo in questo secolo”. La stessa per cui le pubblicazioni esoteriche ripetono “esattamente quello che era scritto nei libri precedenti”.E non perché il compilatore dei dossier sia tendenzialmente uno scansafatiche (lo è, è anche questo, nella misura in cui è un burocrate – n.d.r.) ma per economia di linguaggio: “I devoti dell’occultismo credono solo a quello che sanno già”. L’amante dei dossier non si muove diversamente: “Lo stesso accade per i dossier segreti. Pigro l’informatore e pigro,  di mente ristretta, il dirigente dei servizi segreti, che ritiene vero solo ciò che riconosce”.

La “tecnica” dei servizi segreti o d’informazione era già spiegata da G.Greene nel romanzo “Missione confidenziale” - un romanzo di spionaggio, nella chiave che poi sarà di Le Carré, del suo Smiley tra Est e Ovest. Dove c’è  l’Inghilterra della Brexir che avevamo dimenticato: un’isola, aggredita da “sporchi continentali”,  “clandestini” – “vi infilate in casa nostra come vermi”. Con un eroe anonimo, che così si spiega: “Uno degli effetti del pericolo, dopo un certo tempo, è di uccidere le emozioni. … Nessuno di noi può più odiare….e neppure amare”. Mentre la compagna adibita al suo controllo, agente a Londra, in missione speciale, di una Potenza orientale dove non c’è da mangiare e nemmeno da scaldarsi e si fanno le file, ha “un viso raggrinzito” – il mal di fegato era diffuso tra i “compagni”. C’era anche la scuola di lingue, poi un classico dello spionaggio. E a un certo punto pure la pedofilia: la Storia, in entrambi i sensi, del romanzo e dell’avvenire, sta “nelle calze di una bambina sfruttata”, la sguattera dell’albergo a ore. Mancavano gli hacker, ma si era nel 1939.
Gli hacker hanno modificato la prassi dei servizi? Eco, che ne era a conoscenza, non ne ha tenuto conto.

Ivan Ilyin – Un fascista antinazista, venuto alla politica da anarchico, studioso di Hegel e dello Stato, e un nazionalista russo sempre. La biografia wikpedia aggiornata dell’ideologo russo oggi in auge a Mosca dà molti più elementi di quelli noti attraverso gli studi di Timothy Snyder, il teorico del Russiagate, e l’articolo su “Foreign Affairs” del 20 settembre 2015, riprodotto su tutti i siti “americani”, schierati per la confrontation  contro la Russia.
“L’ignominia era il posto migliore per Ilyin per appendere il suo cappello storico”, scrivevano su “Foreign Affairs” Anton Barbashin e Hannah Thoburn, un analista politico russo e una  Professional Russia nerd. Ex-think tanker, Ukraine RPCV, Seminole fan…” (RPCV sta per Returned Peace Corps Volunteer, una informatrice della Cia in Ucraina), e la rivista dell’americano Council of Foreign Affairs  titolava. Il cui rilancio attribuivano interamente al regista Michalkov. “Sempre un po’ teorico complottista”, scrivevano, “Ilyin ha introdotto il termine mirovaya zakulisa (retroscena mondiale), che usa per descrivere una cospirazione occidentale contro la Russia”.  Implicando, la strana coppia insiste, “che i leader del’Occidente ufficialmente eletti sono di fatto marionette dei veri dominatori del mondo: affaristi, massoni, e spesso ebrei” – ma Ilyin era anti-antisemita.
Wikipedia ne fa “un monarchico conservatore russo nella tradizione slavofila”. Ne sottolinea gli studi di dottrina dello Stato, un interesse costante in tutta la sua avventurosa vita – esiliato da Lenin nel 1922 in Germania (nella “nave dei professori”, 160 espulsi insieme), poi da Hitler nel 1938 in Svizzera, dove visse fino al 1954. Con una tesi lungamente preparata su Hegel, allievo di giuristi russi di primo piano, finita nel 1916, pubblicata nel 1918, per la cattedra all’università di Mosca nello stesso anno. In Germania insegnò per dodici anni, dal 1923 al 1934, all’Istituto Scientifico Russo di Berlino, un centro universitario tedesco. Lasciò inediti due studi cui aveva atteso per molti anni, “Sull’essenza della coscienza della legge”, e “Sulla monarchia”.
Ilyin “era critico della monarchia in Russia”. Specie nei suoi ultimi rappresentanti. Ma il principio monarchico riteneva migliore per tre motivi: è un fattore di unità sciale, fa dello Stato una famiglia, coltiva la tradizione.  La “Coscienza della legge”, l’opus magnum a cui lavorò per venti anni, non concluso, sviluppava come antidoto alla sovversione e all’ugualitarismo, basandolo sulla moralità individuale e sulla religione. Il fondamento della legge essendo nella coscienza dell’individuo, questi deve trovarvi elementi di amalgama e non di divisione. La coscienza della legge in ambito monarchico riteneva il meglio,corrispondente ai valori familiari e di pietà religiosa che privilegiava.

Multigender – È monogender nella prima classificazione materialista della sessualità nel Settecento, le differenze riducendo a fatti contingenti. Si portava l’esempio degli arabi che vivono a cavallo. Che, si favoleggiava,  finiscono castrati agli effetti pratici, perdono la barba, prendono una voce stridula, si vestono da donna, si siedono fra le donne sui carri, s’infilano nelle aree domestiche femminili, si accovacciano per urinare, affettano vezzi e vizi femminili.
La fisiologia uomo-donna Diderot riduce nella sua summa del materialismo, “Il sogno di D’Alembert”, 1769, a un fuori\dentro: a “una borsa pendente verso l’esterno oppure rivolta verso l’interno”. Con numerose precisazioni, dallo stato fetale alla persona adulta, che le differenze riportano a identità. La “borsa interna” essendo in tutto simile a quella esterna: “
È suscettibile dei medesimi movimenti, anch’essa è causa della voluttà, ha il suo glande, il suo prepuzio, e si nota alla sua estremità un punto che sembrerebbe essere stato lì’orifizio di un canale urinario che si  chiuso”. Mentre “c’è nell’uomo, dall’ano allo scroto, nell’intervallo chiamato perineo,e dallo scroto fino all’estremità della verga, una cucitura che sembra essere stata il rammendo di una vulva imbastita”. Gli eunuchi non hanno la barba, “le loro cosce si ingrossano, le loro anche si allargano, le loro ginocchia si arrotondano”. Dal canto loro, “le donne dal clitoride troppo sviluppato hanno la barba”, etc..

Mutamento climatico – Come parte del repertorio apocalittico, era in auge presso molti “scienziati” del Terzo Reich. Sulla base della “teoria del ghiaccio eterno” Welteislehre, di un visionario austriaco, Hans Hōrbiger, elevato a “Copernico del XXmo secolo”. Una cosmogonia che  è una lotta tra ghiaccio e fuoco, con prevalenza alternativa, ciclica. Nel ciclo attuale la luna si approssima alla terra, facendo alzare le acque, fino a sommergere i tropici e infine lasciare emerse solo le cime più alte. Mentre i raggi cosmici sempre più potenti determineranno mutazioni genetiche.  Finché la luna non scoppierà, trasformandosi in un globo di ghiaccio, e gas, che precipiterà sulla terra. La quale sarà a sua volta trasformata in ghiaccio e si assorbira infine nel sole. .   

astolfo@antiit.eu

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