La cuccagna era già opera di U. Eco
dieci anni fa, in una Repubblica Felice che sembra una premonizione. In forma
di “Utoppia”, con le due p, di una “Insula Perdita”, da lui ritrovata non dice
dove. Basata sul “Principio Utopico Fondamentale” che il popolo ha sempre ragione
– qui ancora nelle forme proverbiali.
Una Repubblica esilarante, prima che si
avverasse. C’è anche il papa en travesti:
“Era difficile riconoscere i sacerdoti perché l’abito non fa il monaco e questi
uomini di Dio viaggiavano sempre sotto mentite spoglie”. In festa continua: “Si
lavorava pochissimo, perché a ogni santo la sua festa, e pertanto esistevano
365 giorni giorni festivi all’anno”.
Non finirà bene: “Dopo pochi mesi dallo
stabilimento di questa Repubblica Felice, ci si era resi accorti di come il
Principio Utopico rendesse difficile la vita quotidiana”. In crisi l’agricoltura
- “quando la pera è matura cade da sola”. E la falegnameria - “convinti che
chiodo scaccia chiodo, si martellava senza costrutto”. Difficile la circolazione
stradale, “assunto che chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia
ma non quel che trova”. In conclusione, dopo pochi giorni: “Il Legislatore,
pensava che da cosa nascesse cosa, ma dal frutto si conosce l’albero e tutti i
nodi vengono al pettine”.
La fine è malinconica, quanto l’avvio
è stato trionfale: la Repubblica Felice del senno popolare è presto estinta, col “senno
di poi” – “Averlo saputo prima che ogni legno ha il suo tarlo e ogni medaglia
il suo rovescio”.
La profezia di Eco è una “recensione
spuria” pubblicata in “Almanacco del bibliofilo”, 2007, sotto il titolo “Paese
che va usanza che trovi” – ora in “Costruire il nemico”.
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