Il titolo di Del Prete è forte, ma per un
fatto grave: Berlinguer ha scompaginato la sinistra, il Pci compreso, e ha
condannato la quinta, o quarta, potenza industriale, come dice Perry Anderson,
della “New Left Review”, all’incapienza. Stiamo parlando del Grande Conunista
che il Pci ha venerato e venera, quello che ne rimane, e del santino di “la
Repubblica” e i bennati di quel giornale. Viviamo peraltro ancora in clima
berlingueriano, malgrado il botto del 4 marzo, le ricordanze per la morte di
Moro ne sono agghiacciante testimonianza, alla Rai e nei grandi giornali.
L’icona dei Pci, oggi tutti ex per causa
sua e perfino grilini e leghisti, era un uomo fuori dei tempi, e anche della
dimensione politica. Vessillifero da sinistra di quella antipolitica, da Mani Pulite a Grillo che è la carne della destra e ora avvilisce il Paese. Cosa evidente a tutti, eccetto che al Pci, “chiesa” facile
da stregare, al niente che ne resta. Il compromesso con la Dc, imposto da Berlinguer quando il Partito
era ancora forza egemone, lo ha presto slombato, a partire dalla primissima
elezione politica, nel 1979. Si ricordano con mestizia, ma sarebbero materia
aristofanesca, i miserandi ministeri monocolore di vecchietti e perditempo con
cui Andreotti beffardo salutò il voto favorevole del Pci nei governi del
compromesso, prima e dopo l’assassinio di Moro.
I tempi cambiano dopo il 4 marzo? È possibile
– per questo verso auspicabile. Del Prete, giornalista di lungo corso a “la
Repubblica”, seppure decentrato, è ora recensito sullo stesso giornale,
immemore di aver portato il Pci alla dissoluzione, Scalfari è pur sempre un
vecchio liberale, assecondando le follie di Berlinguer – dapprima, poi
asservendolo al mercato: le riforme di Luigi Berlinguer all’Istruzione a favore
dei privati, e le “lenzuolate” di Bersani a favore della grande distribuzione
ancora bruciano e fanno vittime. È un miracolo: Del Prete non si nasconde. Berlinguer
infine emerge per i gravi danni che ha fatto. Agli assetti politici. A quelli
giudiziari. E anche, ci sarebbe volute più insistenza, a quelli economici.
A questi soprattutto. Con un veterosindacalismo
che ha lasciato due, ora tre, generazioni scoperte di ogni tutela in un mercato
incontrollabile. Dall’occupazione della Fiat che voleva a fine 1980 (l’occupazione
della Fiat….) alla marcia dei 40 mila nella stess Torino, per protesta contro
il suo avventurismo. Ma non è il solo aspetto di Berlinguer che va esaminato,
quell’oltranzismo mascherava una incapacità politica totale. Ci sarà da
lavorare, or ache la diga del silenzio è rotta.
Del Prete ha comunque il merito di avere aperto
la strada. Con giudizi precisi su fatti accertati. Quelli politici: l’ambiguità
del rapporto con Mosca, l’abbraccio con la Democarzia Cristiana senza
condizioni più, una resa: “La
sua ostinazione a non passare il Rubicone facendo diventare il Pci un partito
di governo in Occidente fece pagare un prezzo molto salato al Pci, e più in
generale al popolo italiano, rinviando all'89, quando oramai era diventato
inevitabile, quello che poteva essere fatto almeno dieci anni prima".
Ma anche questo va rivisto. Un “patto di
conservazione” lo dice Del Prete. Ma che nasce dalla faziosità. Fino al livore e all’odio, contro tutto ciò
che era radicale, socialistia, repubblicano, liberale, o si esprimeva
attraverso i partiti di questo orientamento. Oggetti di una guerra di sterminio.
Grazie alla capacità di mobilitazione dei grandi media che il suo Pci controllava,
“Corriere della sera” e “la Repubblica”, e delle Procure della Repubblica.
La sinistra sarebbe stata un’altra senza
Berlinguer? Cioè viva, e vincente? Certamente sì, era maggioritaria quando lui
la sconquassò. L’Italia sarebbe stato un paese migliore, più ricco e più
democratico? Certamente non sarebbe stato il paese del populismo, dell’emigrazione
(si parla di immigrati, ma molti emigrano), della disoccupazione, e del lavoro
precario a paghe da fame, impossibilitato peprfino a fare figli. Che colpa ne
ha Berlinguer? L’italia sarebbe stata un’altra senza di lui. Senza la “diversità”
comunista. Che non era niente, tolti i legami con Mosca.
Antonio Del Prete, L’inganno di Berlinguer, Pendragon, pp. 237 € 16
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