Biforcuta – All’origine lo era la
lingua in senso proprio. Dei cingalesi nella geografia immaginaria di Diodoro Siculo.
Secondo il quale gli abitanti di Taprobane (Ceylon, oggi Sri Lanka) avevano una
“lingua doppia fino alla radice e divisa; con una parte parlano a uno, con l’altra
a un altro”.
Claire Clairmont – Sorella di Mary Clairmont,
l’amante d Shelely. Fu, con la sorella e Shelley, ospite di Byron a Ginevra,
dove Mary scrisse “Frankestein”. Lei invece rimase incinta di Byron, dopo una
notte insieme. In seguito sarebbe rimasta incinta di Shelley.
Contesto – I vecchi tascabili, Oscar,
Bur, Garzanti, perfino i Pocket, si facevano precedere negli anni 1970-1980 da
una contestualizzazione. Ampia, dell’opera nell’autore, e dell’autore nell’epoca.
Se l’autore era nato nel 1888, o aveva scritto nel 1925, si faceva un quadro
sinottico degli eventi di quegli anni. E così poi a ogni data importante, che
il nesso fosse o no diretto con l’opera. Oggi questo inquadramento si evita:
bisognerebbe spiegare chi e cosa sono a loro volta i personaggi, i luoghi, gli eventi
evocati nei contesti. Si leggerà di più, ma senza tela di fondo.
Dante - Si fece grande contro i suoi
nemici. È l’impressione che Lars von Trier, avendo dovuto leggere anche la
“Divina commedia” nella preparazione per il film “infernale” che ha portato a
Cannes, ne ha tratto, dice a Arianna Finos, “la Repubblica”: “Ho ovviamente
letto anche «La Divina Commedia». Anche se è molto difficile. È complicata
perché Dante sta parlando dei suoi nemici, per questo l’ha progettata”.
La vendetta, aggiunge il regista, “è uno
dei poteri che hanno gli artisti”.
Fantascienza – Debutta nel Seicento. Con
la pluralità dei mondi di Fontenelle, 1682, l’anno dopo il passaggio di una
cometa. Con i viaggi postumi di Cyrano de Bergerac, negli imperi del Sole e della
Luna, 1657 (“Gli Stati e gli Imperi della Luna”) e 1662 (“Gli Stati e gli Imperi
del Sole”). Meta, questa, preferita anche da John Wilkins, “Discovery of a
World in the Moone”, 1638, e dal vescovo anglicano Francis Goodwin, “The Man in
the Moone - l’uomo ci arriva a mezzo di
un aero-siluro propulso dagli uccelli. Anche Cyrano usa una macchina spinta da
razzi. Ma la prima volta sale col principio che sarà della mongolfiera – la rugiada
contenuta nelle ampolle di cui si copre è attirata dal sole, e quindi lo spinge
in su.
Goodwin fu anch’esso pubblicato postumo,
per fare concorrenza a Wilkins, nel 1638. Che quindi si può considerare la data
d’inizio della fantascienza.
Isole – In voga nel
Quattro-Cinquecento: la fantasia si esercitava su un’isola. Erano popolari gli
“isolari”, i regesti di “tutte” le isole del mondo, per lo più fantastiche,
anche se desunte da racconti di “viaggio”.
Italia – È tradizionalista in un pagina
di Simone de Beauvoir, “Per una morale dell’ambiguità”, 57, e quindi scettica.
Un paese dove si amano, si apprezzano, le cose del passato: “Queste cose sono
esistite, e ciò basta a soddisfarlo”, il turista. Ma “è una tentazione che
incontriamo, per esempio, anche in molti italiani, schiacciati da un passato
magico e illusorio”. Illusorio forse no, ma “ai loro occhi il presente è già un
futuro passato” – de Beauvoir si contraddice, e poi sconfina, comprensiva,
nell’estetismo intellettuale: “Si comprende come un intellettuale fiorentino
guardi con scetticismo i grandi movimenti incerti che sollevano il suo paese e
che si spegneranno, come si sono smorzati i ribollimenti dei secoli scomparsi”,
rifugiandosi nel culto della “bellezza che non muore mai”. In quale secolo?
Kafka – Ossessionato, prostrato,
dalla colpa per inadeguatezza sessuale? È l’ipotesi di Franco Fortini, “Ventiquattro
voci”, p. 221. Che lo dice mosso dalla “persuasione che l’innocenza – e in particolare
quella sua, chiaramente legata ad un atteggiamento sessuofobico - fosse un specie particolare di colpa”. Tale da
necessitare una legge e una comunità. La comunità come universo carcerario. Un’obbedienza
e un’attesa. .
Latino – “Ai suoi interlocutori non
convince però la sua esaltazione del latino”. Raffaella De Santis, che su “la
Repubblica”, dove ha esumato la questione del liceo classico, perché non
abbattiamo anche quello, pone al classicista di Oxford Nicola Gardini questa
difficoltosa domanda. Voleva provare che del classico c’è bisogno?
“Chi ha studiato Cicerone ha un vantaggio cognitivo, sa riconoscerla trappola
retorica” – questo è Maurizio Bettini, sempre per l’inchiesta di Raffaella De
Santis su “la Repubblica”. Non era la lingua della sintesi? D el ragionare
prima di parlare?
Pasolini – Fortini (“Ventiquattro
voci per un dizionario di lettere”) lo mette tra gli “amoralisti”.
Selfie – L’antiautismo Eco fa
fascista, nel divertito pastiche di
una recensione all’“Ulisse” appena tradotto in francese, lingua leggibile, “Ci
mancava anche l’Ulisse…” (ora in “Costruire il nemico”), di critico
mussoliniano. Che a “Giacomo Joyce, Davide Erberto Lawrence, Tommaso Mann,
Giuliano Huxley e Andrea Gide” addebita “le forme del romanzo decadente
individualista e borghese (autobiografismo, compiaciuto diarismo, psicologismo
dell’autoconsapevolezza”).
Ma il critico mussoliniano Eco fa di
singolare acume. È infatti una “spremuta” di una ventina di “articoli apparsi
negli anni venti e trenta”, di Piovene, Malaparte, Vittorini, Anceschi,
Brancati, Praz, etc. Non senza la denuncia delle “difese del Joyce dovute alle
penne vendute” di Corrado Pavolini, Adelchi Baratono, Annibale Pastore, e di
Linati, Benco, Montale, Cecchi e Pannunzio.
Eco si rifà all’antologia non più
ristampata di Giovanni Cianci, “La fortuna di Joyce in Italia (1917-1972)”,
1974).
Sogno – Diderot, “Il sogno di
D’Alembert”, ha “il sogno che sale, e il sogno che scende”. In relazione
all’impulso erotico: “Il sogno è quasi sempre conseguenza di uno stato di
eretismo”.
Due pagine di divagazioni poco
concludenti, ma a torto espunte dalla letteratura ormai vasta, post-Freud, sulla
meccanica del sogno.
Ucronia – Si esercita solo sul
periodo prebellico. Robert Harris e Philip K. Dick sulla guerra vinta dall’Asse
– “Fatherland”, “The Man in the High
Castle” (“La svastica su sole”) In Italia sul fascismo “perenne”: l’antologia
di Gianfranco de Turris, esplicita già nel titolo, “Fantafascismo!”, 2000,
prima del film in programmazione “Sono Tornato” di Milani - in aggiunta a titoli
dichiaratamente apologetici. Con l’eccezione di Morselli, “Contropassato
prossimo” – ma non del tutto: parte dalla Grande Guerra e arriva a Hindenburg.
Voynich – Il codice che spopola
internet, “il misteriosissimo codice tardomedievale, impenetrabile a ogni trascrizione”,
tante e tali sono le crittografie che lo coprono, fu comprato “dal signor
Wilfrid Voynich, commerciante di libri polacco”, nel 1912, “in un collegio
gesuita vicino a Frascati”, scrive Annachiara Sacchi su “La Lettura”. Ma non era
un collegio qualsiasi. È Villa Mondragone, in agro di Frascati, che all’epoca
frequentava da interno Corrado Alvaro, richiuso in castigo dal padre perché non
voleva studiare (se ne farà espellere). Ed era presieduto da Lorenzo Rocci,
proprio lui, il grecista del vocabolario.
letterautore@antiit.eu
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