problema, minimamente. L’immigrazione è un
fatto sociale, economico, e di criminalità. Da
qualche tempo di agenti e agenzie che arruolano
africani, a pagamento, promettendo in cambio
meraviglie. Anche solo il ricongiungimento familiare,
per mogli e figli, ma sempre in un quadro di
eccezionalità. Promettono e si fanno pagare
quello che non possono dare: un quadro di illegalità,
anche di sfruttamento. Palese: lo sfruttamento,
opera di africani, è sotto gli occhi di tutti di giovani
africani per l’elemosina o il micro
commercio ambulante, per la prostituzione,
per lo spaccio. Che
non si persegue.
Non è una novità. E non ha mutato
la storia. Che è sempre, alla base, di bisogni, cui vanno incontro le mafie. In
Italia come in Germania per intendersi, mafia come malavita organizzata. Basterebbe
poco per cortocircuitare questo circolo perverso, ma l’Europa è incapace anche
qui, come in tutto, l’Europa di Merkel e Juncker e altrettali. Basterebbe
facilitare i ricongiungimenti familiari, per esempio, un lavoratore vi ha
diritto, si sarebbero evitate vessazioni inaudite e centinaia di donne e
bambini annegati. O aprire delle sezioni consolari nei paesi africani, che
dispongano di visti in accordo con le esigenze di manodopera europee. Ma non c’è
modo per smuovere la Signora del Troppo Poco Troppo Tardi.
Si può anche dire che sia la storia. Nella sola
Italia, dall’unità in poi, diciotto milioni si trasferiscono
all’estero, definitivamente. Altri dieci
milioni si trasferiscono dal Sud al Nord negli anni del boom
Con aggiustamenti difficili, anche con le
buone intenzioni. Il paese crogiolo per eccellenza, gli Stati
Uniti, ci hano messo un secolo per avviare –
avviare – la desegrazione razziale decretata alla fine
della guerra civile ( e ancora...).
È presto comunque per decidere che l’ondata
migratoria di questi anni dall’Africa, prevalentemente,
all’Europa, è “il fatto costituente destinato,
quale istanza e veicolo dell’uguaglianza, a rivoluzionare i
rapporti tra gli uomini” Sul presupposto, poi, che gli
immigrati siano “il soggetto costituente di un nuovo ordine mondiale e, al tempo stesso, dell’umanità
come soggetto giuridico”. In una prospettiva salvifica, in cui l’immigrazione di massa prende il posto
della lotta di classe come redentrice dell’umanità infetta – non si dice più della borghesia o
del capitalismo, ma si sa. Mentre l’immigrato è una persona, solitamente orgogliosa e non la
cavia di nessun esperimento, sia pure solo mentale –
ideologico, bene intenzionato, degno del paradiso.
È curiosa questa pubblicistica millenaritica
di un editore laico e razionalista, almeno nel nome, nella
tradizione. Effetto della deriva dem –
tardo comunista senza il Pci? Della decadenza, che
sempre trascina illusioni infauste? L’immigrazione
di massa dall’Africa, insostenibile e già
comunque in fase di contenimento, non
andrebbe meglio analizzata nei suoi dati reali? Ferrajoli,
teorico della democrazia dei diritti, e del
reddito universale, anche per gli africani che ancora non
sono arrivati, ci crede, crede a se stesso.
Ma poi? Una volta si scrivevano le utopie, chiamadole
utopie.
Luigi Ferrajoli, Manifesto per l’uguaglianza, Laterza, pp. 265 € 20
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