Un altro avvocato capo dell’Fbi che
dopo essere stato dimesso dal presidente si vendica minacciandolo di segreti
che non rivela? Sempre in America. Lo ricatta, ricatta il presidente? Scontrandosi
con una coorte di avvocati consiglieri della Casa Bianca, ora anche l’ex sindaco
di New York Giuliani. Dopo il famoso processo, anche qello lungo un paio d’anni,
a Clinton, se si era fatto leccare da una stagista alla Casa Bianca, dove
queste cose non si fanno, e in che misura. Si può riderne, ma sono gli Stati
Uniti, hanno potere su di noi di vita o di morte.
Il tutto appeso a una Corte
Costituzionale composta di avvocati. Che in nessun altro paese come negli Stati
Uniti statuisce su tutto. Un bel Gruppo dei Sei, o degli Otto, o dei Dieci, di
medievale memoria, tra Comuni e Principati – non inventato dal consulente di
Grillo, il professore Della Cananea.
Il voto elettorale è un evento come un
altro. Anche recente negli Stati Uniti: fino a qualche decennio fa bisognava
pagare per votare – poco, da uno a cinque dollari, ma si pagava.
Decidono gli avvocati, con trucchi da
avvocati, comprese ora le indiscrezioni pilotate. Per giudizi cioè
preconfezionati.
L’America è un paese colpevolista,
l’accusatore piace. Ci ha messo molto a fare una legge contro il linciaggio,
ritenuto un diritto, una specie di “delitto d’onore”. Si dovette togliere il
voto ai neri, dopo la guerra civile, per mettere un argine ai linciaggi. Nei
cento anni fino al 1968 – nel 1969 una legge contro i crimini di odio fu
passata – di duecento proposte di legge presentate contro il linciaggio, solo
tre furono discusse, e solo alla Camera dei rappresentanti, mai al Senato. E
ancora oggi non vuole controllare le vendite di armi.
È un mondo che si fa giustizia da sé. Fatto
di vendicatori, ogni americano si ritiene in diritto di andare in giro sparando
per “fare giustizia”. Ma in mano agli avvocati. Ora, il giustiziere western
ancora ancora, ma il paglietta su tutto? Perché poi non se ne esce, il pagliettismo
è contagioso.
Noi del mondo libero ne siamo vittime
in quanto da qualche tempo l’America avvocatizia ci assedia, nel nome della privacy. Con regolamenti di molte pagine
a corpo minuscolo, illeggibili e comunque incomprensibili – fatti per le cause
per danni, specie negli Usa diffusissima, con gli avvocati a percentuale – che
dobbiamo sottoscrivere a ogni passo, a decine. Comprese le liberatorie ai siti
di servizio internet. Nonchè ai “parla con noi” dei maggiori siti, google,
facebook, etc., con miriadi di risposte precompilate che rimandano ad altre
risposte, per la sola gioia degli avvocati che le compilano, e degli eventuali
patrocinatori per danni, a percentuale.
Si capiscono in questa alluvione
avvocatizia le ultime strane avventure a cui gli Usa ci hanno convitato. A
liberare l’Afghanistan e l’Irak. E la Libia. A liberarli da che cosa? O l’Ucraina,
che era ben liberata. Una logica imperiale tutta avvocatesca. Dell’imbroglio
riuscito – insomma.
E si finisce per tifare Trump,
presidente improbabile. Ma almeno diretto. Imbroglione per definizione, essendo
stato una vita un uomo d’affari, un mediatore. Che fa figura di uomo retto – esplicito
– nell’immondizia che erge a legge.
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