mercoledì 16 maggio 2018

L’impero dei paglietta – l’America è un altro mondo 3

È arrivata al parossismo, è roba da “paglietta”, si direbbe a Napoli, da avvocaticchi facinorosi. Un avvocato, Mueller, nominato Procuratore Speciale sul presidente degli Stati Uniti. Da un avvocato che è vice-ministro della Giustizia. Che si pavoneggia per un anno e mezzo, e poi fa il suo atto d’accusa su un giornale nemico di Trump. Disponendo non una imputazione ma una trappola. Difesa a gran voce da tutti gli avvocati d’America, una moltitudine, come l’epitome della democrazia. Anzi della legalità, che è sempre materia di avvocati. E non c’è altra America: i media  sono schierati con la legalità, naturalmente. .
Un altro avvocato capo dell’Fbi che dopo essere stato dimesso dal presidente si vendica minacciandolo di segreti che non rivela? Sempre in America. Lo ricatta, ricatta il presidente? Scontrandosi con una coorte di avvocati consiglieri della Casa Bianca, ora anche l’ex sindaco di New York Giuliani. Dopo il famoso processo, anche qello lungo un paio d’anni, a Clinton, se si era fatto leccare da una stagista alla Casa Bianca, dove queste cose non si fanno, e in che misura. Si può riderne, ma sono gli Stati Uniti, hanno potere su di noi di vita o di morte.
Il tutto appeso a una Corte Costituzionale composta di avvocati. Che in nessun altro paese come negli Stati Uniti statuisce su tutto. Un bel Gruppo dei Sei, o degli Otto, o dei Dieci, di medievale memoria, tra Comuni e Principati – non inventato dal consulente di Grillo, il professore Della Cananea.
Il voto elettorale è un evento come un altro. Anche recente negli Stati Uniti: fino a qualche decennio fa bisognava pagare per votare – poco, da uno a cinque dollari, ma si pagava.
Decidono gli avvocati, con trucchi da avvocati, comprese ora le indiscrezioni pilotate. Per giudizi cioè preconfezionati.
L’America è un paese colpevolista, l’accusatore piace. Ci ha messo molto a fare una legge contro il linciaggio, ritenuto un diritto, una specie di “delitto d’onore”. Si dovette togliere il voto ai neri, dopo la guerra civile, per mettere un argine ai linciaggi. Nei cento anni fino al 1968 – nel 1969 una legge contro i crimini di odio fu passata – di duecento proposte di legge presentate contro il linciaggio, solo tre furono discusse, e solo alla Camera dei rappresentanti, mai al Senato. E ancora oggi non vuole controllare le vendite di armi.
È un mondo che si fa giustizia da sé. Fatto di vendicatori, ogni americano si ritiene in diritto di andare in giro sparando per “fare giustizia”. Ma in mano agli avvocati. Ora, il giustiziere western ancora ancora, ma il paglietta su tutto? Perché poi non se ne esce, il pagliettismo è contagioso.  
Noi del mondo libero ne siamo vittime in quanto da qualche tempo l’America avvocatizia ci assedia, nel nome della privacy. Con regolamenti di molte pagine a corpo minuscolo, illeggibili e comunque incomprensibili – fatti per le cause per danni, specie negli Usa diffusissima, con gli avvocati a percentuale – che dobbiamo sottoscrivere a ogni passo, a decine. Comprese le liberatorie ai siti di servizio internet. Nonchè ai “parla con noi” dei maggiori siti, google, facebook, etc., con miriadi di risposte precompilate che rimandano ad altre risposte, per la sola gioia degli avvocati che le compilano, e degli eventuali patrocinatori per danni, a percentuale.
Si capiscono in questa alluvione avvocatizia le ultime strane avventure a cui gli Usa ci hanno convitato. A liberare l’Afghanistan e l’Irak. E la Libia. A liberarli da che cosa? O l’Ucraina, che era ben liberata. Una logica imperiale tutta avvocatesca. Dell’imbroglio riuscito – insomma.
E si finisce per tifare Trump, presidente improbabile. Ma almeno diretto. Imbroglione per definizione, essendo stato una vita un uomo d’affari, un mediatore. Che fa figura di uomo retto – esplicito – nell’immondizia che erge a legge.

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