Il presupposto è che il rapporto con l’Iran va
stabilizzato: Teheran deve recedere dalle condotte aggressive, che sotto il
manto della rispettabilità ha intensificato, in Siria, nello Yemen e contro
Israele. Quasi che l’accordo con gli Usa per ridurre e eliminare le sanzioni ne
avesse liberato i disegni di egemonia.
La mancata risposta di Teheran a Trump potrebbe già indicare
che il colpo è andato a segno. Bruciate ritualmente le bandiere americane, gli
ayatollah sembrano tornati prudenti come sogliono essere.
Ancora pochi giorni fa, nella parata militare del 18
aprile, ponevano al centro della sfilata un missile “Lanterna”,
copia modificata del Kh.55 ucraino di progettazione russa, assicurandone una
gittata di 3 mila km. e la capacità nucleare. Ancora alla vigilia del no di
Trump avevano d’improvviso colpito Israele con una raffica di missili dalle loro
postazioni in Siria. Dopo il no di Trump e la rappresaglia israeliana, invece,
silenzio.
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