Erwin Rohde gliene scrive nel 1869. Quattro anni dopo Nietzsche legge
Leopardi e lo commenta con Gersdorff e Romundt. Dapprima ammirando il filologo.
Poi il poeta-filologo “sovrastorico”. Entusiasmandone, fino a dirlo, “l’ideale
moderno del filologo”. E, con Goethe, “gli ultimi grandi epigoni dei filologi
poeti italiani”. Mentre di Schopenhauer si chiede: “Che ci fa tra i tedeschi?-…
Avrebbe potuto benissimo essere nato in Italia, vedi Leopardi”. Leopardi è
anche “il più grande prosatore del secolo”. E “il più grande stilista del
nostro secolo – scrive nello stile greco”. Sarà il suo punto di riferimento
nel processo di liberazione dal wagnerismo. E quando, più tardi, se ne discosta,
lo farà sempre in dialogo con lui.
Non è tutto il Leopardi di Nietzsche. La raccolta tralascia i
passi d’interesse non teoretico ma solo biografico. Rimandando per questo al
saggio “Leopardi e Nietzsche” di Walter F. Otto che completa il volume.
Un paio di testi, brevi, figurano soltanto nelle “Opere complete”
e non nelle raccolte pubblicate da Nietzsche, non tradotti. Non recentemente,
nell’edizione Adelphi, in italiano erano stati tradotti su “La Ronda” nel 1922:
il VII, “Leopardi e Isocrate” (Leopardi si è formato su Isocrate), e l’XI, “E
se Platone avesse ragione? Se l’uomo fosse un bel giocattolo nelle mani degli
dei?”. Con una serie di note e richiami molto circostanziati, e una bibliografia
ragionata. .
Friedrich Nietzsche, Intorno
a Leopardi
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