E se le ragioni
non sono “conoscibili” – come in questo “atto”? E come si fa a “ricostruire
l’iter logico dell’emanante”? Dopodiché si “ordina”, “ingiunge” e “sanziona” –
stiamo parlando di una multa stradale, forse non dovuta.
Questa la prosa
inflessibile del prefetto di Roma dott.ssa Paola Basilone – o del suo vice,
dott. Gerardo Caroli. Che quindi devono essere laureati, insomma sono andati al
liceo, ma evidentemente non hanno letto Manzoni. Hanno seguito programmi
speciali, di sostegno o altro?
L’ordinanza-ingiunzione
prefettizia di Basilone-Caroli, spedita a maggio 2018, viene retrodatata 2
dicembre 2017. Per evitare la scadenza del ricorso al prefetto. Lo Stato può essere
tranquillamente truffaldino. O gli ci vogliono cinque mesi per spedire una
lettera?
Tutto per impedire
il ricorso al giudice. Restringerne i tempi. Rendere obbligatorio il ricorso a
un legale.
Per sapere come
e perché uno deve pagare la multa dei dott. Basilone e Caroli, ed eventualmente
appellarsi, si viene rimandati al sito SANA del ministero dell’Interno. Ma il
sito è consultabile solo in orario di lavoro – “IL PORTALE NON E’ OPERATIVO LA DOMENICA E NELLA FASCIA ORARIA COMPRESA
DALLE 20 DI SERA ALLE 8 DEL GIORNO DOPO”. Una incitazione al crimine aziendale?
Nello Stato,
certo, si può liberamente vagare per internet in orario di lavoro, ma fuori?
Al portale SANA
dell’Interno si accede con un identificativo di lettere e numeri di 21
caratteri, senza nessuna serialità. E col trucco: fra tre 1 si infila una I.
L’accesso al
SANA, nella pausa pranzo, dà una schermata in cui bisognerebbe aprire tredici
file per avere cognizione del fatto – sempre la multa stradale. Tredici. E
manca l’iscrizione a ruolo dell’ordinanza ingiuntiva. Quanto sarà costato
digitalizzare tredici file all’infaticabile dottor Caroli? Si fanno le multe
per pagare la burocrazia?
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