“I signori dell’India non
sono gli Indiani. E non sono nemmeno gli Inglesi. I signori dell’India sono gli
animali”. Alla fine, la rivolta indiana del 1857 – in una con la “rivoluzione
italiana”, questo si dimentica – è un racconto di forte suspense . Sotto il dato centrale dell’inimicizia anglo-russa.
Della Russia, “ferita dalla campagna di Crimea”, che sempre si confronta all’Inghilterra
sul suo fianco Sud, ultimamente dall’Afghanistan all’Iran e alla Siria: “La
Russia in vedetta all’Himalaya” – anche se il ruolo dell’Inghilterra è passato
agli Usa. C’è molto, c’è di tutto in questa India di Gozzano: la Bollywood
colorata e cantante, E.M.Forster, l’estrema varietà nell’unità, il garbo, la
violenza surrettizia, l’anglomania, l’elefante, l’idolatria (anche tra i cristiani:
“Gesù è uno di loro, un avatar,una
incarnazione di più”).
Una leteratura di viaggio,
densa e vera, a cui non siamo abituati. Se non ultimamente con Robert Byron, Chatwin,
Theroux, Annemarie Schwarzenbach, Maillart, Peter Levi – che curiosamente ha
più di un episodio, in Afghanista, che sembra un calco di questo Gozzano. Con
immagini che si stagliano ancora vive, di personaggi, modi, eventi. Il duello
fra il cobra e la mangusta. Le indiane rajput. La tessitura del tappeto – opera
di colori e suoni insieme. Le torri del silenzio. Da entomologo curioso, e
anche botanico.
Molti i racconti. Il Natale a
Ceylon, al suono remoto delle campane. Il sognatore che naviga verso la Goa
leggendaria, per “la malinconia delle città morte” – “Goa la Dourada” è solo un
sonetto di Heredia, che insegue Gozzano da ragazzo. Il viaggio in treno, con “due
passere sbandate” francesi. I cipressi “giganti calamitosi” dell’islam, in
una con gli agrumi festivi, e con l’acqua. La visita a Golconda, vera o
inventata, diventa un racconto d’avventura, di quando, “a metà Settecento, era
ancora di moda il racconto d’avventure, le roman merveilleux, vi giunse profuga Madama Angot per tentare
con la sua bellezza occidentale le stanche voglie dei sultani decrepiti” – una madama che non è mai esistita, è un tipo teatrale, della “pescivendola” assurta a corte,
che solleva dalla”troppo leopardiana tristezza” (“la grazia tracotante della
pescivendola parigina mi perseguita”): Gozzano si diverte, giocando al “melodrama
giocoso”, e diverte, il colto e l’incolto.
Molte anche le verità
dimenticate, o ignorate nella sopravvenuta ignoranza. “I Maomettani dell’India
ignorano la Turchia;… la loro patria lontana è l’Inghilterra: Londra – e non
Costantinopoli – è la capitale dei loro sogni”. L’imperialismo, deprecabile, che
tiene in pace i popoli tumultuosi, protegge i diritti, insomma, ne protegge di
più, insegna e obbliga alla legalità, apre strade e moltiplica le ferrovie. E
perfino un primo accenno di post-umanismo, nella sorprendente animalità che
unifica.
Un curioso revival. Perché questo Gozzano fa
discutere – nel presupposto che sia per “gozzaniani”? Bompiani lo dice “un
itinerario modesto”, ma non sembra. Gozzano fa vedere molto. Troppo, molto di
più di quanto ha visto, di persona, negli spostamenti? Che vuole dire? È un
racconto di viaggio, superbo. E anche veritero: nessuno che si accosti all’India
oggi, o che ne rilegga la storia recente, lo troverebbe falso.
Roberto Carnero, che ha
curato l’edizione Bompiani, sostiene di voler andare oltre “la polemica tra gli
studiosi su questo libro”, nel quadro della “poetica gozzaniana”, ma
curiosamente la ripropone, sostenendo che “il grado di falsificazione è massimo,
come mai nel resto della produzione gozzaniana”, per “l’intossicazione
letteraria”, che l’ironia non riesce a stemperare. Ma non c’è ironia invquesta India,
e c’è, dichiarata, l’intossicazione letteraria. Ma questa è Gozzano. Mentre il
viaggio, anche se solo di poche cose viste, ma comunque molte, enormi, per un
lettore italiano, è un viaggio vero: il racconto lo è – e la “poetica
gozzaniana” non va tarata anche su queste lettere dall’India? Seppure occasionali, per un giornale, e
raccolte in volume postume, dal mercato editoriale – in realtà rifinite, la
scrittura di un anno o poco meno, a viaggio da tempo concluso. Guido Gozzano, Al sole dell’India, Touring Club Italiano, remainders, pp. 145.,
ill. € 5
Verso la cuna del mondo, Bompiani, pp 246 € 13
Viaggio in India, Graphofeel, pp, 18, ill. € 14
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