“In Italia si
lavora troppo e si guadagna poco”, Domenico De Mas spiega brebe in un’intervista.
Il fatto è semplice. E c’è anche un motivo, ma questo non si dice. Che si può
riassumere nella legge che, forse, il governo della Corea del Sud adotterà. Per
tagliare l’orario di lavoro settimanale, a 52 ore. Ora è di 68. E gli
imprenditori si oppongono alla riduzione. Competizione?
La
globalizzazione spiega tutto, ma ha effetti unicamente maltusiani. De Masi avrebbe potuto aggiungere che non si vuole lavoro
specializzato, meno che mai di ingegneri e altri laureati. E che la quarta o
quinta potenza economica mondiale di trent’anni fa tra altri trent’anni sarà da
Terzo mondo: non crea (distribuisce) reddito, non avrà più pensioni.
Sul “Corriere
della sera” il presidente di Assolombatrda Bonomi è peraltro oggi preciso: “Tagliamo
il cuneo fiscale. E dico di più: facciamolo solo alla componente lavoro. Così i
soldi in più andranno a finanziare la
domanda interna”, Lapalissiano: se nessuno compra (può comprare), per chi si
produce? Ma non lo è per il pensiero unico, media compresi. Di giornalisti che
vengono pagati otto euro l’ora, anche sei.
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