giovedì 21 giugno 2018

Il mercato della fine dell’Italia


“In Italia si lavora troppo e si guadagna poco”, Domenico De Mas spiega brebe in un’intervista. Il fatto è semplice. E c’è anche un motivo, ma questo non si dice. Che si può riassumere nella legge che, forse, il governo della Corea del Sud adotterà. Per tagliare l’orario di lavoro settimanale, a 52 ore. Ora è di 68. E gli imprenditori si oppongono alla riduzione. Competizione?
La globalizzazione spiega tutto, ma ha effetti unicamente maltusiani. De Masi avrebbe  potuto aggiungere che non si vuole lavoro specializzato, meno che mai di ingegneri e altri laureati. E che la quarta o quinta potenza economica mondiale di trent’anni fa tra altri trent’anni sarà da Terzo mondo: non crea (distribuisce) reddito, non avrà più pensioni.
Sul “Corriere della sera” il presidente di Assolombatrda Bonomi è peraltro oggi preciso: “Tagliamo il cuneo fiscale. E dico di più: facciamolo solo alla componente lavoro. Così i soldi in più andranno  a finanziare la domanda interna”, Lapalissiano: se nessuno compra (può comprare), per chi si produce? Ma non lo è per il pensiero unico, media compresi. Di giornalisti che vengono pagati otto euro l’ora, anche sei.

Nessun commento:

Posta un commento